Protagonista del Medioevo, signore della Terraferma Veneta, scomunicato dai papi, la figura di Ezzelino iii da Romano, il «tiranno» per eccellenza, è stata avvolta nei secoli da una «leggenda nera». Questo libro la smentisce e prova a restituire il personaggio alla Storia. Già Dante - ed ecco la novità -, settecento anni or sono, tra il 1315 e il 1316, mentre si trovava a Verona ospite di Cangrande della Scala, pur avendo condannato Ezzelino all'Inferno, lo fa celebrare da sua sorella Cunizza in Paradiso, nel cielo degli spiriti amanti. Di più: lo vede come un giustiziere di Dio che si avventa furioso - «un grande assalto» - contro la «terra prava». Un capovolgimento non casuale, che permette di porre Ezzelino al fianco dei due grandi personaggi della sua epoca: Federico ii e Francesco d'Assisi. Così la storia di Ezzelino e quella di Dante appaiono inestricabilmente intrecciate, fino a coinvolgere e a scuotere, con la forza del loro vissuto, la nostra inquieta e tormentata modernità. «Dante - scrive Giorgio Cracco - ha concepito "l'uomo in rivolta" ben prima di Albert Camus».