«Sofisticata sobrietà», «sobrietà aggressiva», «dittatura sobria»: gli ossimori si sprecano. Ma cos’è la «sobrietà sobria»? Manlio Brusatin si interroga su quella che, pur considerata «la virtù del giorno dopo», è stata nel tempo riconosciuta come necessaria. Questo libro ne racconta le vicende fino ai giorni nostri e al ritorno dell’uomo sobrio, «l’artigiano di sé» che sa creare indifferentemente con le mani o con la «scatola magica del Maker 3D». Le origini di questa «utile virtù» sono qui individuate nella Vita sobria di Alvise Cornaro (1558), in cui si spiega come prolungare l’esistenza con una dieta che diventa anche condotta morale: uno «stile» poi bollato da Nietzsche come il contrario del superuomo. Dal cibo all’abito, dalla dimora ai colori, il saggio si sviluppa in un eccentrico dialogo fra parole e immagini, in cui si incontrano personaggi di ogni genere: da Diogene, che vive in un orcio, a san Girolamo, che si ritira in una grotta e inventa la preghiera della sobrietà, da Robinson Crusoe a Napoleone, da Canova a Van Gogh, la cui sedia di paglia nella camera di Arles interpreta lo spazio sobrio del «riposo dell’immaginazione». Un raffinato percorso alla ricerca del senso naturale di una virtù.