«È un procedimento complesso quello che Ballerini attua nel mettere in forma un testo, tanto ricco di proposizioni e insegnamenti, quanto contenuto nell’estensione della sua stesura, che si sviluppa addizionando una considerevole densità di concetti e attraverso un esercizio irto di difficoltà che è inusuale reperire nei territori praticati dalla critica d’arte attitrée.
È una scrittura petrosa quella che Ballerini ci dispensa, restia a rendersi da subito facilmente abbordabile, quanto, piuttosto, vocata a rivolgersi ad un uditorio scelto, cosciente di dover parlare a pochi attrezzati lettori; nella piena consapevolezza che, operando con la parola, la critica deve lavorare sulla parola, e quindi rinnovare il proprio lessico, inventare un proprio linguaggio, senza troppo preoccuparsi o, per meglio dire, prima di preoccuparsi, dell’accessibilità del risultato e della sua maggiore o minore difficoltà […].
Ogni saggio di questo libro dà prova tangibile della volontà dell’autore di uscire dai canoni, di infrangere schemi, di creare spiazzamenti. Si manifesta con una strategia molto elaborata, ma diretta sempre ad un unico fine: rallentare il cammino di avvicinamento all’opera, in modo che essa si riveli gradualmente e appaia in tutta la sua potenza, solo quando sia sufficientemente ricca la dote del pellegrino […].
Ballerini non è un critico d’arte professionale; egli è invece un poeta, attratto dalle arti visive e ammaliato da quella contemporanea (la scultura e la pittura, principalmente), che corteggia con elegante passione e di cui volentieri scrive, con risultati di eccellente rilievo» (dal saggio introduttivo di Pier Giovanni Castagnoli).