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Scritti garibaldini

Scritti garibaldini


pp. 112, 1° ed.
978-88-317-2468-5
Nel 1859 Ippolito Nievo si arruolò nei Cacciatori delle Alpi di Garibaldi che combatterono a fianco dell’esercito piemontese e delle truppe francesi; l’anno dopo si imbarcò a Quarto con i Mille e fu responsabile, insieme a Giovanni Acerbi, dell’In ­ tendenza della spedizione (ovvero dell’amministra ­ zione economica e finanziaria). Se la campagna del 1859 costituì per lo scrittore una fonte di ispirazio ­ ne poetica, come testimoniano i versi della raccolta Amori garibaldini, nei mesi compresi tra la fine del 1860 e l’inizio del 1861 l’esigenza di reagire vigo ­ rosamente alle diffamanti accuse che i cavouriani rivolgevano all’amministrazione garibaldina gli det ­ tò alcuni articoli polemici (qui raccolti, insieme al brillante Giornale della Spedizione di Sicilia, sotto il titolo di Scritti garibaldini), nei quali non esitò a op ­ porre polemicamente l’esercito di volontari all’esercito regolare e la guerra rivoluzionaria alle battaglie elettorali e parlamentari: in questo quadro l’esercito garibaldino era da Nievo concepito come spazio politico o, per essere più precisi, come spazio di po ­ liticizzazione delle classi popolari. Entrato in stretto contatto con la società siciliana, lo scrittore veniva nel contempo interrogandosi sul divario economico e sulle differenze sociali e culturali tra il Nord e il Sud dell’Italia mentre il suo accentuato scetticismo a proposito dell’apporto dei contadini siciliani alla rivoluzione riusciva alla fine compensato da un’illi ­ mitata fiducia in Garibaldi, conquistatore e libera ­ tore dei popoli oppressi. In ragione della rilevanza di questi temi, gli scritti garibaldini costituiscono un significativo punto di approdo dello scrittore alla vi ­ gilia della sua tragica fine.

Autore

nacque a Padova il 30 novembre 1831, morì la notte fra il 3 e il 4 marzo 1861, nel naufragio del vapore «Ercole», sulla rotta Palermo-Napoli. Visse fino ai vent'anni tra il Veneto, la Lombardia e il Friuli. L'ultimo dei tre decenni che gli toccarono in sorte - oltre alla sua partecipazione alle imprese garibaldine dei Cacciatori delle Alpi e poi dei Mille - risulta straordinariamente ricco di scrittura: poesie, collaborazioni giornalistiche, cronache di costume, drammi, commedie, tragedie, saggi letterari e politici, racconti e romanzi, fino alla grande epopea progettuale - di una vita e di una nazione - de Le confessioni d'un italiano, a compendiare e immaginare nello spazio di una lunga esistenza romanzesca l'esemplare di innumerevoli sorti individuali. Alla cultura italiana manca ancora una raccolta completa delle sue opere. L'edizione nazionale torna a progettare quest'impresa, dopo la mancata realizzazione di due iniziative negli anni cinquanta-sessanta e settanta-ottanta dello scorso secolo. La forma scelta non è quella monumentale di grossi tomi disposti cronologicamente o tematicamente, ma quella, agile, della collezione che presenti - nel testo critico e col corredo di un commento - le singole opere e le raccolte nella loro originale individualità.