L'Italia del Family day

L'Italia del Family day

Dialogo sulla deriva etica con il leader del comitato Difendiamo i nostri figli

pp. 234, 2° ed.
978-88-317-2540-8

Ha nelle vene un po’ del sangue di don Enrico Tazzoli, il più famoso dei cinque martiri di Belfiore. Da giovane scelse l’«opzione privilegiata per i poveri». Militava nei Cristiani per il socialismo e professava la teologia della liberazione. Aveva i suoi riferimenti spirituali e politici in Giulio Girardi, Ernesto Balducci e Giovanni Franzoni. Votava Psi e leggeva «Com Nuovi Tempi». Al referendum del 1974 si espresse a favore del divorzio. Poteva finire arruolato nelle Brigate rosse o in Prima linea. La svolta avvenne il 14 maggio 1977, quando a Milano partecipò al corteo di protesta in cui il poliziotto Antonio Custra, 25 anni, fu ucciso con una rivoltellata da un manifestante che aveva il volto coperto da un passamontagna. Davanti al sangue che scorreva sull’asfalto, lo studente universitario prossimo alla laurea cominciò a diventare l’uomo che è oggi. Eppure lo descrivono come sanfedista, oscurantista, omofobo, retrogrado, reazionario. Ma chi è in realtà, che cosa vuole e fi n dove è disposto ad arrivare Massimo Gandolfini, il presidente del comitato Difendiamo i nostri figli, comparso all’improvviso all’orizzonte dell’Italia con il Family day? E perché ha sfidato il premier Matteo Renzi? Questo movimento di popolo diventerà un partito? Neurochirurgo specializzato in psichiatria, direttore del Dipartimento di neuroscienze per la chirurgia testa-collo nell’ospedale Poliambulanza di Brescia, consultore vaticano per l’esame dei miracoli che hanno portato sugli altari Madre Teresa di Calcutta, Giovanni Paolo ii, Elisabetta della Trinità e Charles de Foucauld, il professor Gandolfi ni ha cambiato vita dopo l’incontro con Francisco Argüello, detto Kiko, lo spagnolo fondatore del Cammino neocatecumenale. In questo libro dice la sua sulla deriva etica che l’ha costretto a portare in piazza oltre 1 milione di italiani: unioni civili, utero in affitto, adozioni gay, omosessualismo, teorie gender. E racconta per la prima volta di sé e dei sette figli che ha adottato perché non poteva averne di suoi, tre dei quali sarebbero morti se Gandolfini e la moglie, medico come lui, non li avessero accolti e curati con la loro scienza in una casa che è a un tempo famiglia e ospedale.

Autori

 (Verona, 1956) scrive per «Corriere della Sera», «Arbiter» e «L’Arena». È consigliere dell’editore in Marsilio e collaboratore dello «Zingarelli» per la segnalazione di nuove voci e accezioni. Ha ricoperto incarichi di responsabilità in tre quotidiani, firmato su una cinquantina di testate, pubblicato una ventina di libri, vinto i premi Estense, Saint-Vincent e Biagio Agnes. Come autore televisivo ha realizzato «Internet café» per la Rai. Cinque volte nel «Guinness world records» per le sue interviste.
(Roma, 1951) è medico chirurgo, specialista in neurochirurgia e psichiatria. Dirige il Dipartimento di neuroscienze e chirurgia testa-collo dell’ospedale Fondazione Poliambulanza di Brescia. Ha iniziato la sua carriera nel 1977 presso l’Istituto di neurochirurgia dell’Università Statale della stessa città, dove ha lavorato fino al 1994. Nel 1978 è stato fra i primi medici a dichiarare l’obiezione di coscienza rispetto alla legge 194 sull’interruzione volontaria di gravidanza e nel 1981 si è impegnato intensamente a favore del referendum abrogativo. Nel 1974 ha aderito con la fidanzata al Cammino neocatecumenale, un itinerario di fede che si è rivelato fondamentale per la sua vita. Presidente del comitato Difendiamo i nostri figli, organizzatore di due Family day, fa parte dell’Associazione medici cattolici italiani. Dal 1995 è consultore neurochirurgo della Congregazione delle cause dei santi. Coniugato con Silvia Ceriani, compagna di liceo, di università e di laurea, è padre adottivo di sette figli e nonno di sei nipotini, più due in arrivo.