Nella biografia di Ruskin alcune date divengono dei punti di svolta nella sua storia personale e, data la portata della sua presenza nell’Eu - ropa di medio Ottocento, segnano la storia della fortuna internazio - nale di Tintoretto. Il 23 settembre 1845 è un giorno memorabile, che Ruskin incide a fuoco in alcune lettere dove si dice «annientato» dalla potenza del pittore veneziano e chiamato alla responsabilità della salvaguardia delle sue opere assieme a quella di Venezia. L’in - contro con Tintoretto costituisce un passaggio centrale nell’estetica di Ruskin a cui dedica pagine bellissime delle sue opere maggiori, dei Pittori moderni e delle Pietre di Venezia. Questi testi si pubblicano ora per la prima volta in un’edizione che li raccoglie in una forma facilmente consultabile che Ruskin stesso aveva ideato per il viaggiatore inglese dell’Ottocento in visita a Vene - zia, stilando l’Indice veneziano delle Pietre di Venezia. Elencando in ordine alfabetico gli edifici e le opere «da non perdere assolutamen - te nella città lagunare», Ruskin conduce il lettore principalmente al cospetto di dipinti di Tintoretto: nelle chiese e nelle istituzioni veneziane tra le quali s’impongono la chiesa e la Scuola Grande di San Rocco. Un metodo coerente è sotteso a questo Indice, che si proponeva di censire e verificare lo stato di conservazione e di de - grado delle tele, esaminando l’opera di Tintoretto nel suo complesso attraverso i singoli dipinti, fornendo un’ampia mappatura della pre - senza del pittore in Venezia. I testi portano il segno di Ruskin, della sua ricerca nel linguaggio dell’iconografia sacra, delle origini della pittura di paesaggio e del suo interesse per Joseph Mallord William Turner. Muovendo da particolari interessi formali e iconografici la sua ricerca nella pittura di Tintoretto lo porta a osservare e a fare risaltare alcuni tratti, dando avvio a letture che potranno stimolare dibattiti in seno alla criti - ca tintorettiana e insieme interessare chiunque desideri conoscere il pittore veneziano attraverso la sensibilità del critico che lo scoprì agli inglesi.