Sanshiro

Sanshiro

a cura di

pp. 336, 8° ed.
978-88-317-5298-5
Opera della piena maturità artistica, Sanshirō, del 1908, è ancor oggi uno dei romanzi più letti in Giappone. In esso rivive l’atmosfera degli ambienti universitari e della Tōkyō di inizio secolo, dove Oriente e Occidente si fronteggiano, colta attraverso le esperienze di uno studente appena arrivato dalla provincia. Nel contrasto fra la giovinezza del protagonista, il suo entusiasmo per un futuro incerto ma eccitante e pieno di promesse, e la solitudine, malinconica e priva di illusioni, del più anziano professor Hirota, si enuclea uno dei temi fondamentali delle opere di Sōseki: l’isolamento dell’uomo moderno e la sua incapacità di trovare un significato alla propria esistenza.

Autore

(1867-1916), insieme con Nagai Kafū e Mori Ogai, è uno degli scrittori moderni che meglio ha saputo cogliere la realtà giapponese di inizio secolo e tradurne problemi e inquietudini nelle pagine dei suoi romanzi. Vissuto nel momento storico di transizione tra un Giappone ancora «feudale» e il nuovo corso politico che all’insegna del processo di «illuminismo e civiltà» faceva della modernizzazione e dell’adeguamento all’Occidente il suo scopo principale, Sōseki fu partecipe e testimone di questo periodo complesso e contraddittorio, che non solo analizzò nelle pagine dei suoi saggi, ma trasferì anche all’interno dei suoi romanzi. In essi tentò di enucleare soprattutto la portata dei valori espressi dalla nuova epoca (individualismo, maggiore libertà, confronto con la cultura esterna), che se da una parte si traducevano in conquiste positive, dall’altra richiedevano – a suo parere – un costo altissimo in termini di solitudine, vuoto di ideali, insicurezza collettiva.