Divano del Tamarit

Divano del Tamarit

a cura di

pp. 136, 2° ed.
978-88-317-5748-5
Il Divano del Tamarit appartiene all'ultima grande stagione creativa di García Lorca. Attraverso la ripresa libera di forme poetiche derivate dalla tradizione araba e persiana, il poeta dà espressione a una materia oscura latente in tutta la sua creazione degli anni trenta. Il libro vedrà la luce solo dopo la morte di Lorca e per molti anni resterà ai margini delle valutazioni critiche, forse proprio per i suoi aspetti inquietanti. Il riferimento alla tradizione araba, così presente nella sua Andalusia, non obbedisce a un esotismo estetizzante, ma diventa uno strumento per approfondire la dimensione dell'eros. Il motivo dell'«amore oscuro» costituisce il nucleo centrale da cui si irradiano temi e metafore. Un tono drammatico e conflittuale percorre tutta la raccolta, appena velato dal processo di rigorosa stilizzazione. La straordinaria concentrazione di simboli emerge con forza particolare dall'esile trama poetica della raccolta. Nel linguaggio di questo libro confluiscono l'esperienza matura della «generazione del '27», il recupero dell'esperienza barocca e il legame creativo con la tradizione arabo-andalusa. L'impiego da parte del poeta di uno scudo formale non impedisce l'affermarsi di un linguaggio nuovo e sconvolgente, che fa del Divano del Tamarit uno dei grandi libri della poesia europea di questo secolo.

Autore

è senza dubbio il poeta spagnolo più conosciuto e letto al mondo. Nato a Fuentevaqueros (Granada) nel 1898, a vent’anni si trasferisce a Madrid, alla Residencia de Estudiantes, oasi culturale laica e progressista, dove conosce gli artisti innovatori della cultura spagnola (J.R. Jiménez, A. Machado, Gómez de la Serna, Buñuel, Dalí, Alberti). Negli anni venti compone i due libri poetici di maggiore fama e diffusione, Poema del cante jondo e Romancero gitano, e ottiene il successo teatrale con Mariana Pineda. Il viaggio del 1929 negli Stati Uniti e a Cuba gli ispira Poeta en Nueva York e Sonetos del amor oscuro. Nel 1932 fonda il teatro universitario ambulante «La Barraca» e gira la Spagna rappresentando gli autori classici (Cervantes, Lope, Calderón); il suo teatro conosce grandi successi con Bodas de sangre e Yerma. Nel 1936 la situazione nazionale precipita e scoppia la guerra civile, mentre García Lorca lavora ai suoi progetti teatrali e poetici, tra cui il Diván del Tamarit. Poco prima del golpe militare di Franco, il poeta viaggia a Granada e qui, nell’agosto del ’36, è arrestato e subito dopo fucilato a Víznar. Da allora, il suo ricordo è divenuto simbolo dell’autenticità artistica e la sua figura ha acquisito più dimensioni: drammaturgo, studioso di folclore, pianista, pittore, istrione moderno.