Il poeta fanatico

Il poeta fanatico

a cura di

pp. 284, 2° ed.
978-88-317-6002-7

Il poeta fanatico appartiene al nucleo originario delle sedici «commedie nuove» - da scriversi entro lo spazio d'un anno secondo i termini della celebre scommessa - e fu composta nel 1750 a Milano con il titolo I poeti poi mutato nel 1754. La commedia appartiene, dunque, alla fase iniziale della riforma goldoniana: vi convergono sia la tradizione dell'Arte sia quella del teatro di autore, ma non vi mancano la levità dell'opera buffa e la satira delle mode attuali. Qui viene assunta come oggetto del divertente dileggio la «poesia delirante» - così la definisce il Goldoni stesso - coltivata all'interno di una delle tante improvvisate e provvisorie accademie in cui il secolo diciottesimo disperse il progetto e il patrimonio della prima Arcadia. I personaggi sono pochi ma pressoché da tutti si rovescia sulla scena una divertente profluvie di parole in rima. Sono versi inventati dal Goldoni, a dimostrazione della facilità con cui si potesse «delirare» adattando temi, stilemi, ritmi e clausole affidati da secoli ai fedeli nonché agli illusi cultori dell'esercizio poetico. Ma la poesia può essere d'aiuto all'amore e all'educazione di sentimenti sinceri quando sia espressione di un genuino idillio - Rosaura e Florindo - e quando sia ricondotta a una dimensione conviviale: sottratta alla grottesca ineffabilità del «sublime» grazie anche alla presenza degli improvvisatori e della loro vena popolare, l'accademia diventa strumento di socializzazione e costruttivo confronto di temperamenti diversi, da Beatrice, moglie saggia e burbera del maniaco Ottavio, ai servitori Arlecchino e Brighella, prontamente disposti a snocciolare versi.

Marco Amato si è occupato prevalentemente di letteratura settecentesca e in particolare dei rapporti tra letteratura e pubblicistica nella cultura veneziana del Settecento.

Autore

Le numerose edizioni settecentesche che s’intersecano l’una con l’altra, la mancanza degli autografi e la vastità dell’impresa di fronte alle cento e più commedie, alle decine di melodrammi giocosi, di drammi per musica e di altri componimenti teatrali, cui si affiancano poesie, prose amplissime di memoria e un cospicuo epistolario, hanno impedito fino ad ora che si affrontasse la questione dell’edizione critica delle opere di Carlo Goldoni. La cultura italiana e internazionale si era rassegnata e accomodata all’ombra della grande, meritoria fatica di Giuseppe Ortolani iniziata nei primi anni del secolo, senza, tuttavia, un chiaro progetto e senza precisi criteri filologici. Alla base di questa edizione nazionale vi è stata una preliminare indagine sulle stampe volute dall’autore dal 1750 agli anni ultimi della sua lunga vita al fine di determinare, opera per opera, i diversi stadi del testo. Da qui la presenza di un ricco apparato di varianti che illustra l’evoluzione della singola opera fino al momento in cui l’autore non impone ad essa una fisionomia definitiva. Consegnati al teatro, i testi, che erano nati per esso, riprenderanno immediatamente il loro cammino nella continua e molteplice dinamica dell’interpretazione che qui viene di volta in volta ricostruita nelle pagine dedicate alla fortuna.