I sogni svelano i desideri, e possono servire anche a immaginare ciò a cui non è possibile credere. Al Sogno di Scipione Cicerone ha affidato la sua utopia di un aldilà di giustizia e di perfezione intellettuale, di un mondo ultraterreno che costituisse anche un riscatto dalla corruzione affaristica e dalla degenerazione politica in corso a Roma. Nell'aldilà di Cicerone confluiscono suggestioni diverse, platoniche, pitagoriche, stoiche, e proprio questo spessore filosofico ha consentito la salvezza del Sogno, sopravvissuto al naufragio del De republica di cui costituiva la parte conclusiva. Da Macrobio al nostro secolo, il Sogno è stato studiato insieme come escatologia filosofica e come capolavoro di stile, il più bel brano della prosa latina. Ma il Sogno è qualcosa di più di un'esercitazione filosofica: è anche il resoconto di un viaggio immaginario, fra i modelli di un genere continuato poi da Virgilio, Dante e oltre. È la finzione del sogno che giustifica il viaggio astrale di Scipione, e garantisce alla trattazione ciceroniana il suo preciso equilibrio fra speculazione e immaginazione.