Quanti sono i significati della storia di Psiche, la bellissima fanciulla sposa dell'invisibile dio dell'amore, che lo perde contravvenendo all'interdetto di guardarlo, e poi lo riconquista superando le prove di un viaggio che la orta fino al regno degli Inferi? Il percorso iniziatico attraverso il quale l'eroina passa dall'amore narcisistico all'amore puro e generoso, aperto all'altro, può simboleggiare il cammino dell'anima per raggiungere l'amore perfetto. Ma la violazione dell'interdetto significa la scoperta, da parte della donna, della nudità dell'uomo, dunque della natura sessuale dell'amore.
La Fontaine intreccia maliziosamente i vari motivi ereditati da una lunga tradizione (da Apuleio al racconto popolare diffuso in centinaia di versioni) in un testo a più livelli, misto di prosa e versi. Questo romanzo atipico, mitologico e con cornice realistica che non s'incammina su nessuna delle strade che percorre la narrativa del tempo, nasconde un mordente inaspettato che le letture più recenti hanno indicato. Per chi sa coglierle - e certo all'epoca se ne coltivava l'arte - si rivelano allusioni, riferimenti, supposizioni che verso il gran re e la sua nuova reggia di Versailles suonano irriverenti: sottilmente irriverenti come solo a un honnete homme poteva riuscire. Per i tempi che correvano, però sufficienti per testimoniare una indipendenza ritrosa quanto indomita. Allora questo ambiguo e incantevole romanzo - prova rilevante di quell'atteggiamento di discreto non allineamento che caratterizza l'opera e la vita di La Fontaine - rappresenta una forte messa in questione del regno di Luigi XIV sotto il cui luccichio si lascia intravedere la macchina pomposa e spietata del dispotismo monarchico. Contro di essa, il sorriso distratto di La Fontaine non solo incanta ma finiscw anche per rappresentare una lezione morale.