Lamia

Lamia

a cura di
3° ed.
978-88-317-6524-4
Lamia: donna serpente, figura del male e della ?seduzione, inganno dei sensi e del cuore. Ma anche ?figura tragica, essa stessa ingannata e condannata ?a svanire e disfarsi alla luce fredda e tagliente ?della ragione, sotto lo sguardo intrusivo e impietoso ?dei mortali e di un mondo dal quale sono fuggiti ?gli dei e i miti, i giochi infiniti del sogno e della ?poesia, lo spazio irriducibile dell'ambiguità ?e delle metamorfosi. La storia di Lamia e Licio, ?incorniciata da quella dell'amore di Hermes ?per una ninfa del bosco, è storia dell'incontro ?impossibile tra dei e mortali, tra sogno e realtà, ?tra illusione e verità, tra poesia e ragione. ?Scritto nel 1819 e pubblicato nel '20, a circa un anno ?dalla morte del poeta, questo poemetto narrativo ?fa parte, insieme a Isabella, La Vigilia di Sant'Agnese ?e La Belle Dame Sans Merci, dei grandi romances ?keatsiani, in cui il contrasto illusione-realtà ?è esemplificato sull'eros. ?Un contrasto che però non è riducibile in un senso ?o nell'altro, come troppo spesso è avvenuto ?nella critica, che ha fatto prevalere ora l'immagine ?di un Keats sognatore ed estetizzante ora quella di un ?Keats più «maturo» e disposto ad accettare ?il principio di realtà. Nella intensa e innovativa ?lettura di Silvano Sabbadini, Lamia mostra l'impasse ?tragica in cui Keats e la sua stessa concezione ?della poesia erano venuti a trovarsi: realtà e illusione ?sono di fatto generate da un medesimo sistema, ?e la distruzione del sogno conduce non alla «realtà», ?ma a uno spazio vuoto in cui nessuna voce trova più ?casa se non quella della poesia, che mette in scena ?l'assenza della conciliazione ma anche il suo bisogno ?irrinunciabile. Svanita Lamia e ridotto Licio ?a semplice spoglia di «manto nuziale», i due amanti ?rimangono accomunati dalla aspirazione impossibile ?a essere umani, e a uscire da quella storia che ?entrambi li ha determinati.?

Autore

, il più giovane dei grandi romantici inglesi, nasce nel 1795 nei sobborghi di Londra. Orfano in giovanissima età, comincia a studiare e lavorare come apprendista medico-farmacista, attività che abbandona in seguito per dedicarsi completamente alla poesia, che inizia a pubblicare dal 1816. Entrato a far parte del circolo radicale di Leigh Hunt, è oggetto di una pesantissima campagna critica contro la cosiddetta «cockney school of poetry». Tra il 1818 e il '20 scrive le sue opere maggiori: i poemi epici Endimione e Iperione, i romances (Isabella, La Vigilia di Sant'Agnese, Lamia), l'opera drammatica Ottone il grande e le grandi Odi. Ma già all'inizio del 1820 si erano manifestati i segni della tubercolosi. Venuto in Italia in cerca di un clima più propizio, muore nel febbraio del 1821 a Roma, dove è sepolto.