Al pari di tante altre opere della narrativa giapponese classica, tuttora ignota è lidentità dellautore di Storia di Ochikubo. Di certo, a giudicare per lo meno dallo stile e dalla terminologia di molti passi, lopera fu il frutto della fantasia di uno dei numerosi aristocratici che nel corso della prima metà del periodo Heian (794-1185) produssero letteratura a uso e consumo delle dame di corte di Kyoto. Per molti secoli il romanzo fu attribuito a Minamoto no Shitago (911-983), letterato e poeta il cui nome è legato ad altri due testi del periodo: il Taketori monogatari (Storia di un tagliabambù, inizio x secolo) e lUtsuho monogatari (Racconto di un albero cavo, fine x secolo). Il più antico manoscritto dellOchikubo monogatari esistente è una copia della metà del xv secolo.
Uno dei primi romanzi dellantica corte di Kyoto e della letteratura giapponese, la Storia di Ochikubo (fine x secolo) narra di un amore a lieto fine con tutti gli ingredienti della favola di Cenerentola. Le vicissitudini della giovane figlia di un Consigliere di Mezzo e di una Principessa imperiale in balia di una perfida matrigna che la relega in una stanza affossata rispetto alle altre (per cui le viene affibbiato il soprannome di Ochikubo), lincontro con il suo principe azzurro, Michiyori, la fuga e il riscatto sociale, la rappacificazione con matrigna e sorellastre ci sono narrate dalla voce fuori campo dellanonimo autore attraverso una galleria di figure indimenticabili che compaiono attraverso cortine di bambù, tende e paraventi, tra il fruscio di colorate vesti di seta. La storia è resa più avvincente e più nuova dalla lunga vendetta portata avanti da Michiyori, che disorienta la famiglia di Ochikubo colpita da una serie di sventure apparentemente inesplicabili, con un susseguirsi di colpi di scena, ora patetici ora grotteschi. Unopera di fondamentale importanza per la conoscenza dellantico Giappone.
Andrea Maurizi, laureato in lingua e letteratura giapponese presso lUniversità degli studi di Roma "La Sapienza", insegna lingua e letteratura giapponese allUniversità degli studi di Cagliari. Per Marsilio ha tradotto Yes, yes, yes di Hisao Hiruma (1997).