Con tre atti unici si apre l'ultimo volume: Cocci di bottiglia (1936), dal ritmo avvincente, il triste Un'ombra del bianco (1937), versione dialettale di Niente e il comicissimo Ricevimento di gala (1938), garbata e puntuale satira di una decaduta nobiltà ma anche d'una borghesia priva totalmente di ideali. Dopo il brillante Gli allegri sposi di Cortina (1938) - dove i due protagonisti Pamela e Gladio sono affannosamente alla ricerca d'un precario equilibrio per poter salvare, almeno formalmente, il loro matrimonio - e la breve radiocommedia Il soldato ignoto (1938), che ci riporta ai ricordi personali della Grande Guerra, ecco Le carte son sincere (1938), commedia bellissima sull'ambiente del teatro (almeno nei primi due atti) visto con distacco non senza comunque un velo di malinconia: quasi testo autobiografico, dato che nel giovane autore Valdacca non è difficile ritrovare Rocca che forse allora aveva un presentimento dell'imminente fine. Volo a vela e Il re povero (1939) sono i due ultimi grandissimi lavori del commediografo scritti per il palcoscenico: in essi il pessmismo sembra stemperarsi e la fiducia in un mondo migliore traspare sullo sfondo. Infine i quattordici atti unici pubblicati nel 1939 su "Il Milione", il settimanale milanese diretto da Zavattini: sono testi che prendono lo spunto da avvenimenti riportati dalla stampa, quasi trasformando il teatro in racconto diaristico, spesso avendo il paradosso come motivo ispiratore. In essi, veri piccoli gioielli, perfettamente costruiti nell'immediatezza dei dialoghi, nell'acuta analisi dei personaggi, nell'eloquio tutto quotidiano, il puro fatto di cronaca ripreso dai giornali rimane sullo sfondo ampiamente e magistralmente superato dall'invenzione del commediografo, perché, come afferma il direttore in Intimità "Il teatro è più che la vita. E' più reale della vita: e per ciò imita ma supera la realtà".