Romeo e Giulietta

a cura di
2° ed.
978-88-317-6962-4

Romeo e Giulietta: l’archetipo tragico dell’amore innocente e impossibile destinato, nella sua incapacità di mediazione, a perdere la battaglia che ingaggia suo malgrado contro codici, regole, simboli e nomi che sottraggono ogni possibile spazio, salvo quello della morte, all’autenticità del suo Essere. Se questo, nella inevitabile sempli_cazione che sempre accompagna il fortunato e imprevedibile percorso per cui un testo si fa mito collettivo e popolare, rimarrà comunque e per tutti il nucleo eterno e indimenticabile della storia, la inesauribile ricchezza della parola shakespeariana non cessa mai di regalarci nuove prospettive e attualizzazioni. Nel suo ibrido stilistico in cui il registro comico e lirico si alternano a quello tragico, Romeo e Giulietta è molto di più della celebrazione disperata del matrimonio tra Eros e Thanatos: è storia sociale di faide, di duelli e di violenza fisica e verbale, è tragedia/commedia di equivoci e di atti mancati, ed è soprattutto dramma della parola e del nome, dei suoi percorsi devianti e delle sue mistificazioni, degli equivoci prodotti dal balzano combinarsi, scontrarsi e occultarsi delle parole. A combattere la sua dura battaglia contro l’ordine ingannevole del linguaggio è soprattutto l’adolescente Giulietta, personaggio che, nella sua carica di sensualità e concretezza, si rivela profondamente atipico nei confronti del canone cortese: rifiutando il vincolo del nome, essa elude tutti i codici comportamentali sclerotizzati, alla ricerca di una immanenza e di una verità che travolge lei e il suo amore verso quella morte perversa e inaccettabile.

William Shakespeare nasce a Stratford-upon-Avon nel 1564. Ben poche notizie abbiamo sulla sua vita, soprattutto per il periodo precedente il trasferimento a Londra; ma si può arguire che all’inizio degli anni ’90 fosse già discretamente affermato come rifacitore o autore di copioni e come attore: risale infatti agli ultimi anni del secolo la messa in scena dei "drammi storici" (Enrico VI, Riccardo III, Riccardo II, Enrico IV, Enrico V, Re Giovanni), di molte commedie e di capolavori quali Romeo e Giulietta o Sogno di una notte di mezza estate. Con l’avvento di Giacomo I, nel 1603, la compagnia teatrale di Shakespeare si denominerà come quella dei King’s Men, producendo le tragedie maggiori (Amleto, Otello, Re Lear, Macbeth, Antonio e Cleopatra). Nell’ultima fase Shakespeare si dedica al dramma romanzesco, e con La tempesta (1611), in cui si adombra il congedo dalle scene, conclude la sua carriera, ritirandosi ormai ricco e famoso a Stratford, dove muore nell’aprile del 1616.

Romana Rutelli, docente di anglistica all’Università di Genova, ha effettuato studi negli ambiti della narrativa, della poesia e del teatro. Sue pubblicazioni in volume sono, fra le altre, Romeo e Giulietta: l’effabile, Il desiderio del diverso, Dialoghi con il testo, Quell’oscura innocenza della seduzione: discorsi e percorsi della passione (presso Liguori Editore). Ha inoltre raccolto recentemente alcune sue poesie nel volumetto Disordinato cantabile, e ha scritto due commedie originali, di cui una vincitrice di un Premio Vallecorsi. Fra le sue traduzioni per il teatro, si ricordano La prova teatrale (1675, di G. Villiers) e il Macbeth di Shakespeare, pubblicato in questa stessa collana.

 

Autore

nasce a Stratford-upon-Avon nel 1564. Ben poche notizie abbiamo sulla sua vita, soprattutto per il periodo precedente il trasferimento a Londra; ma si può arguire che all'inizio degli anni '90 fosse già discretamente affermato come rifacitore o autore di copioni e come attore: risale infatti agli ultimi anni del secolo la messa in scena dei «drammi storici» (Enrico vi, Riccardo iii, Riccardo ii, Enrico iv, Enrico v, Re Giovanni), di molte commedie e di capolavori quali Romeo e Giulietta o Sogno di una notte di mezza estate. Con l'avvento di Giacomo i, nel 1603, la compagnia teatrale di Shakespeare si denominerà come quella dei «King's Men», producendo le tragedie maggiori (Amleto, Otello, Re Lear, Macbeth, Antonio e Cleopatra). Nell'ultima fase Shakespeare si dedica al dramma romanzesco, e con La tempesta (1611), in cui si adombra il congedo dalle scene, conclude la sua carriera, ritirandosi ormai ricco e famoso a Stratford, dove muore nell'aprile del 1616.