In ultima istanza, il "paradosso" che dà titolo a questo libro è il pluridecennale shock che stringe in una sola, unica, le due biografie - l'umana e - l'intellettuale - del Metastasio. Da una parte quella dell'ipocondriaco più tipico - malato inutilmente di tutto e di niente - e dall'altra quella di colui che "dopo essersi inutilmente affannato ad accordare nel canto il raziocinio umano ai decreti della Provvidenza" si trova a dovere auto-effigiarsi da vecchio in una stele immaginaria che spiega come "nel secolo Settecento sia vissuto un abate - tal Metastasio - poeta soffribile fra i cattivi, non brutto e non bello ecc. fedele ma inutile, provveduto di voglia di far bene e nudo ne' mezzi per farlo, che perdé tutta la sua vita per istruir dilettando il genere umano".
Protagonista dello srotolarsi delle pagine di questo libro, è anche la vicenda del Farmaco, la cui peripezia si snoda dalla realizzazione del sacrificio umano, a quella del narcotico e, infine, a quella del tranquillante.