Nell'Elegia alla morte del padre confluiscono molti luoghi comuni della tradizione elegiaca tardomedievale, rielaborati in una costruzione armoniosa e misurata, in un linguaggio terso, dall'ammirevole tensione espressiva: un esordio lento e sentenzioso origina una riflessione vibrante sul destino umano, sviluppata con argomentazioni serrate e conclusa dall'esaltazione di un personaggio eroico, serenamente disposto ad affrontare anche l'estrema vicenda esistenziale. Nel denso poemetto si delineano pertanto le sequenze di un trittico solenne: la meditazione filosofica sulla inevitabile fine della vita, con una suadente testimonianza sulla caducità del potere, delle ambizioni umane e dei piaceri terrestri; la celebrazione della figura del padre e delle sue virtù cavalleresche e cristiane; l'incontro edificante fra l'eroe e la Morte, che pone in rilievo l'atteggiamento di estrema fiducia del credente nella volontà divina. A tre livelli distinti dell'esperienza umana si prospetta dunque una suggestiva indagine poetica sul valore delle azioni umane, giudicate rispetto al momento conclusivo dell'esistenza, che significa consunzione e polvere per quanto concerne gli splendori e le pompe mondane, ma può dare inizio a una sopravvivenza gloriosa, affidata alla memoria dei posteri, e impone perentoriamente di meditare sulla contrapposizione fra il finito e l'infinito.