Brigitta

Brigitta

a cura di

pp. 216, 7° ed.
978-88-317-7125-2
Brigitta è un classico della narrativa dell'Ottocento ed è anche uno dei più bei racconti di Stifter. Una straordinaria figura femminile - chiusa nell'orgoglio e fortificata dal dolore di una mancata bellezza - guida l'intero percorso conoscitivo dei protagonisti maschili. Gli orizzonti sono solo in apparenza fiabeschi e idilliaci, le peregrinazioni sono soltanto itinerari di ricerca verso una conoscenza oltre l'ordine fenomenico del reale. Ancora una volta, nella storia della letteratura tedesca, mentre la passione e la bellezza sono devastanti e minacciano l'assetto della famiglia e della società, trionfa il costoso ethos della forza interiore, della vita attiva e socialmente utile, rappresentata da una donna che ha saputo sconfiggere il destino delle apparenze e ha costretto gli altri a conoscerla dentro, ad ammettere che la bellezza si trova nella mente e nel cuore.

Autore

nasce nel 1805 a Oberplan in Boemia. Trasferitosi nel 1826 a Vienna - dove, fra le altre cose, lavora come precettore presso la famiglia von Metternich - vi rimane fino allo scoppio dei moti rivoluzionari del 1848. Dal 1849 fino al 1868, anno della sua morte, vive a Linz, alternando alla scrittura l'attività di ispettore scolastico e di conservatore di beni artistici e architettonici. Dedicatosi in gioventù alla pittura, Stifter approda alla letteratura soltanto all'inizio degli anni '40 con il racconto Il condor, cui faranno seguito una ventina di novelle, raccolte negli Studi (1844-1850) - da cui è tratta Brigitta - e nelle Pietre colorate (1853), e due romanzi: Tarda estate (1857) e Witiko (1865-67); da ricordare infine il lungo racconto La cartella del mio bisnonno, di cui esistono tre stesure e che accompagnò l'autore fino alla morte.