Aiace

prefazione e traduzione di , testo e commento di
2° ed.
978-88-317-7149-8
"O luce, o sacro suolo della mia patria, focolare paterno di Salamina, o grande Atene, popolo fratello, e fonti, fiumi, pianure della Troade che mi avete nutrito, io vi saluto, addio!"

Sofocle nasce ad Atene probabilmente nel 497-96. Partecipa alla vita pubblica e politica di Atene con diversi incarichi: stratego insieme a Pericle durante la guerra di Samo, presidente degli ellenotami (amministratori del tesoro della lega attica), probulo dopo la catastrofe siciliana del 413.
Molto legato alla sua città, spirito profondamente religioso, ebbe una vita lunga e serena. Rispetto a Eschilo, innova i canoni della drammaturgia con l’aumento del numero degli attori e dei componenti del coro e scindendo la rigida struttura della trilogia in drammi indipendenti. Muore ad Atene nel 406 a.C. Gli sono attribuiti 123 drammi. Ne rimangono sette: Aiace, Antigone, Trachinie, Elettra, Edipo re,
Filottete, Edipo a Colono, insieme a numerosi frammenti conservati nella tradizione indiretta e nei papiri.

«Per nessuna delle tragedie di Sofocle l’interpretazione è rimasta così ardua come nel caso dell’Aiace» (Lesky), forse il più antico tra i drammi conservati. Protagonista è l’eroe epico della guerra troiana, secondo per valore soltanto ad Achille, colpevole di hybris davanti agli dei, di tradimento davanti agli uomini. Sulla scena tragica egli è folle, disperato, suicida, cadavere. Ma la sua vicenda non si risolve in un susseguirsi di colpa e pena: isolato e incapace di adeguarsi alle ragioni sociali e morali degli amici e della comunità, Aiace comprende che vi sono un ordine e una verità altri, a cui non può sottomettersi senza dover negare la propria essenza. Per lui può esserci salvezza solo nel suicidio, estrema manifestazione di una grandezza che non ammette compromesso e riconciliazione. Aiace si sottrae all’instabilità della vita e alla fragilità della condizione umana per proiettarsi in una dimensione che sfugge alle leggi del tempo e che sa di divino; al suo posto e al posto dei valori epico-eroici che egli rappresenta, subentrano la ragionevolezza, la duttilità, la pietà, l’accettazione del cambiamento, che trovano incarnazione in Odisseo, rappresentante di quella pólis, l’Atene del v secolo, sostenuta dal Sofocle politico.



Maria Grazia Ciani è docente di storia della filologia e della tradizione classica presso la Facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Padova. Per la Letteratura universale Marsilio ha curato le edizioni dell’Iliade (20074) e dell’Odissea (20032) e la Medea di Euripide (20073); sempre per Marsilio, dal 1999 cura la sezione «Variazioni sul mito» dei Grandi classici tascabili.

Sabina Mazzoldi si è laureata in letteratura greca a Padova. Si occupa di tragedia greca e di storia
della tradizione classica. È autrice di articoli su riviste scientifiche e di una monografia sulla figura di Cassandra (Cassandra, la vergine e l’indovina, Pisa-Roma 2002).

 

Autore

nasce nel 497-496 a.C. a Colono, nei pressi di Atene, e muore nel 406. Legato alla storia della città – allora al suo apogeo – anche da impegni di carattere politico (fu stratego insieme a Pericle durante la guerra di Samo), il suo nome si colloca idealmente al centro della grande triade dei tragici ateniesi, fra Eschilo ed Euripide. A lui si devono alcune innovazioni drammaturgiche, come l’utilizzo sistematico del terzo attore e l’aumento del numero dei componenti del coro. Amato dal pubblico, celebrato in numerose vittorie e ricordato da morto con l’istituzione di un culto, dei moltissimi drammi da lui composti si sono conservati solo sette titoli (Aiace, Trachinie, Antigone, Elettra, Edipo re, Filottete, Edipo a Colono), insieme a un frammentario dramma satiresco (I segugi).