In una grottesca «commedia degli inganni» di sfondo veneziano, sulle tracce del misterioso carteggio di un grande poeta romantico il narratore-investigatore di questo capolavoro jamesiano approda in un palazzo in rovina dove una medusea vecchia signora e una nipote incolore ne custodiscono il segreto. Insinuatosi nelle loro vite si espone al limite del ridicolo, o forse della colpa: tra i fantasmi del passato gli si prospetta il ricatto di un equivoco contratto matrimoniale per entrare in possesso delle agognate lettere, e minaccioso si materializza un rapporto persecutore-vittima laddove, nelle sue intenzioni, non c’era che un intento «virtuoso». È una storia, James scrisse al suo editore, che «non può non piacervi: è brillante, e di un interesse che fa rabbrividire»: vi trionfano duplicità e ambivalenza tra complicità e raggiri, avidità e miseria, violazioni e morte.