Lettere

a cura di
978-88-317-7326-3

Uno spaccato del mondo culturale ebraico europeo tra le due guerre, diviso e lacerato fra opzioni politiche e culturali diverse. Uno sguardo dall’interno dell’uomo Freud sui destini del popolo ebraico e della civiltà europea di fronte alla catastrofe che incombe

Nel corso degli anni trenta, dopo l’ascesa di Hitler al potere, Arnold Zweig (1887-1968, scrittore tedesco autore di romanzi, tra i quali La questione del sergente Grischa e La scure di Wandsbeck e di saggi sull’ebraismo) abbandona il suo paese natale per rifugiarsi in Palestina dove mantiene una fitta corrispondenza con l’amico Sigmund Freud. La scelta di Zweig è anche ideologica: impegnato nella sinistra sionista, lo scrittore ha fatto propria l’idea del dialogo ebraico e arabo e non riesce a rassegnarsi al progressivo deterioramento dei rapporti tra le due comunità. La solitudine, l’esilio, la catastrofe incombente occupano un posto di rilievo in questo fitto scambio di lettere ma non al punto da distruggere l’amore per un motto felicemente riuscito, per la creazione di una parola nuova. Nel dialogo tra Freud e Zweig è possibile cogliere gli echi del travaglio che porterà Freud a scrivere i tre saggi sull’uomo Mosé, il suo testamento spirituale.