"Sono stata una peccatrice ma il peccato non mi è stato facile; tu hai conosciuto solo la dolcezza del suo frutto, io la gravità della lotta. Il mio peccato è più umano della tua virtù."
Sia per la tensione dell’intreccio sia per l’inconsueta trama fortemente erotica L’antico sigillo è una delle novelle più singolari di Adalbert Stifter, il maggiore scrittore realista della letteratura austriaca. Costruito come una detective story, il racconto sollecita nel lettore una curiosità costante, talvolta morbosa per la sensualità che pervade le sue pagine. Il racconto, mai apparso in italiano e fortemente censurato dai contemporanei proprio per il suo erotismo, disegna una anomala geometria del tradimento, una storia di adulterio in cui il segreto circonda non l’amore illecito, ma il matrimonio stesso della protagonista che rimane celato sino al sorprendente finale. Di rado la narrativa tedesca dell’Ottocento ha raffigurato così apertamente una donna sospesa tra il matrimonio e il desiderio di un uomo, tra il potere coercitivo della legge e la tormentosa forza del sentimento. Mai una donna sposata ha seguito tanto radicalmente la voce della passione senza vergognarsi di ammetterlo e di pagarne le laceranti conseguenze.