Scritto in due riprese, tra il 1908 e il 1915, il racconto Tre storie dalla vita di Knulp annuncia con tratti nitidi e sottili l’eterno protagonista di tutta l’opera di Hesse: il vagabondo. Viandante senza patria alla ricerca di una patria, portatore di un impegno morale volto a liberare le possibilità vitali che ogni codice reprime, instancabile messaggero di libertà e di felicità tesa al sogno e all’impossibile, Knulp sa che per ritrovarsi si deve avere il coraggio di perdersi, di vivere lo smarrimento con esultanza e la gioia come presagio dell’ombra e del nulla, sa che il destino di precarietà a cui è consegnato l’uomo, «il più fragile figlio del creato», deve essere scandagliato sino a rinvenire la ragione stessa dell’essere e dell’esistere. Ed è questo il compito che Hesse affida al suo protagonista, al senza casa per il quale ogni sosta è una pausa, ogni incontro un addio, ogni sorriso - che anticipa la grazia malinconica dei vagabondi chapliniani - una dissimulazione dello sgomento della solitudine.