Ancora oggi moltissime lettere arrivano all’indirizzo inesistente di 221B Baker Street, la casa di Sherlock Holmes, e ad ognuna viene risposto su carta intestata che purtroppo Mr Holmes si è ritirato e non può occuparsi della questione, ma sta bene e manda i suoi migliori saluti. Una delle tante dimostrazioni dell’enorme popolarità del personaggio diventato mito "immortale" sia per il successo decretato dai suoi lettori, sia per le infinite riscritture e interpretazioni nel cinema, nel teatro, alla radio e in televisione. Negli ultimi cinquant’anni, cadute le barriere tra cosiddetti generi bassi e alti, tra letteratura seria e popolare, c’è stata anche una "scoperta" dell’accademia con una ricchissima produzione di critica letteraria anche italiana. Da qui questa proposta di presentare uno Sherlock Holmes in una collana di classici con testo a fronte. Questi sei racconti non sono una raccolta decisa da Conan Doyle, si tratta di una scelta "arbitraria", che ha il vantaggio di rappresentare una "summa" di tutta la produzione sherlock-holmesiana, creando un percorso che va dalle prime avventure di Sherlock Holmes, alla sua morte apparente, e di lì alla "risurrezione" e alle avventure successive. Ne emerge una immagine del grande detective - e del suo infaticabile aiutante e narratore Watson - sottratta agli stereotipi della "britannicità" con cui il personaggio ha pagato il travolgente successo decretatogli dai mass-media, uno Sherlock Holmes non sempre infallibile e non sempre vincente, colto e autoironico, naif e impacciato con le donne, e che non ha mai pronunciato la fatidica frase "Elementare Watson".