Nella colonia penale

a cura di
2° ed.
978-88-317-7722-3

Nella Colonia penale, un racconto scritto nell'ottobre del 1914, due mesi dopo l'inizio della guerra e nel mezzo della composizione di Il processo, Kafka descrive il viaggio di un esploratore in un luogo separato dal mondo, dove una legge arcaica amministra la giustizia con una precisione e una raffinatezza pari solo alla sua brutalità. Qui un ufficiale illustra al viaggiatore il complesso meccanismo della macchina destinata alla punizione del colpevole, del quale egli è orgogliso e fedele custode. Ma che cosa è la singolare macchina che, a ben guardare, uccide attraverso un'operazione di scrittura? Tutto ci spinge a pensare che essa sia metafora della letteratura, dei dolori e delle ambiguità della conoscenza, e che discenda da quel sofferto rapporto con l'arte e con la sua identità di scrittore ebraico, per Kafka torturante e vivo proprio in quei giorni di guerra e di isolamento. Ma, certo, la macchina ha anche i tratti del potere che distrugge se stesso, della giustizia che produce ingiustizia, dell'ordine misterioso della legge e del tempo.

Lucia Borghese è docente nella Facoltà di lettere e filosofia dell'Università di Firenze.

Autore

(3 luglio 1883 – 3 giugno 1924) nasce a Praga in una famiglia di commercianti ebrei di lingua tedesca, Hermann Kafka e Julie Löwy.
Dopo gli studi di giurisprudenza, lavora prima presso la filiale praghese delle Assicurazioni Generali di Trieste e poi presso l’ente statale di assicurazioni contro gli infortuni sul lavoro dove presterà servizio fino al 1922.
Pur viaggiando spesso per svago o per lavoro, trascorrerà a Praga gran parte della sua vita. I suoi ultimi anni saranno segnati da soggiorni e ricoveri in cliniche e sanatori.
In vita pubblica: Contemplazione (1908), Il verdetto e Il fuochista (1913), La metamorfosi (1915), Nella colonia penale e Un medico condotto (1919), Il digiunatore (1922-1924).
I suoi tre romanzi incompiuti, America, Il processo e Il castello, scritti tra il 1912 e il 1922, saranno pubblicati dopo la sua morte grazie all’amico Max Brod, insieme a frammenti, diari e lettere.