Un uomo, che è stato "lontano nel mondo", torna al paese d’origine, al luogo che credeva eterno. Profondamente turbato, si accorge che il legame con i tempi "di prima" è spezzato per sempre.
L’uomo che ripercorre dopo lunghi anni di assenza lo Stradone dei Ronchi trova un luogo profondamente mutato. Le immagini familiari, le "sue" immagini, quelle che hanno formato la sua identità, gli appaiono come lampi, niente più. Svaniscono nel momento in cui cerca di catturarle e fissarle. Non appena si avvicina a un luogo con l’attesa del riconoscimento, questo sparisce, sostituito da un altro. Il paese è cambiato, "cambia tutto, in poco tempo, tutto", irriconoscibile, di ciò che era un tempo s’intuiscono soltanto le forme: spiando un salto cronologico "che fa sparire le cose dall’anima", il protagonista cerca una direzione, un punto fermo che possa sostenerlo e dare un sollievo a quel dolore sotterraneo, alla paura di qualcosa che non si ritrova, l’angoscia d’un paese perduto, la solitudine, la paura di perdere la strada in mezzo a tante frecce che indicano tante direzioni senza darne veramente nessuna.