L'avventuriere onorato

introduzione di , a cura di
978-88-317-7813-8

Il veneziano e misterioso Guglielmo, giunto avventurosamente a Palermo dopo un naufragio, si insinua nell’alta società cittadina con le sue maniere garbate, la sua capacità di seduzione, l’esperienza dei tanti mestieri che deve confessare di aver esercitato qua e là per l’Italia: dal medico all’avvocato al coadiutore di giustizia, dal maestro al mercante, per non dire del poeta di teatro. Conteso da due dame palermitane e avversato dalla nobiltà locale come cacciatore di dote, si libera della sopraggiunta fidanzata napoletana e riesce ad assicurarsi il miglior partito e la fiducia del viceré. La sorprendente, trascurata commedia andò in scena per la prima volta nel 1751, ma nella complessa storia delle sue tre successive redazioni (fino al fatidico 1762, quando Goldoni si autoesiliò in Francia come Guglielmo in Sicilia) continuò a offrire prospettive feconde per coniugare — è l’autore a dichiararlo, con affascinante ambiguità — temi romanzeschi e spericolati spunti autobiografici.

Le numerose edizioni settecentesche che s’intersecano l’una con l’altra, la mancanza degli autografi e la vastità dell’impresa di fronte alle cento e più commedie, alle decine di melodrammi giocosi, di drammi per musica e di altri componimenti teatrali, cui si affiancano poesie, prose amplissime di memoria e un cospicuo epistolario, hanno impedito fino ad ora che si affrontasse la questione dell’edizione critica delle opere di Carlo Goldoni. La cultura italiana e internazionale si era rassegnata e accomodata all’ombra della grande, meritoria fatica di Giuseppe Orto-lani iniziata nei primi anni del secolo, senza, tuttavia, un chiaro progetto e senza precisi criteri filologici. Alla base di questa edizione nazionale vi è stata una preliminare indagine sulle stampe volute dall’autore dal 1750 agli anni ultimi della sua lunga vita al fine di determinare, opera per opera, i diversi stadi del testo. Da qui la presenza di un ricco apparato di varianti che illustra l’evoluzione della singola opera fino al momento in cui l’autore non impone ad essa una fisionomia definitiva. Consegnati al teatro, i testi, che erano nati per esso, riprenderanno immediatamente il loro cammino nella continua e molteplice dinamica dell’interpretazione che qui viene di volta in volta ricostruita nelle pagine de- dicate alla fortuna.

Luigi Squarzina, nella sua lunga e brillante carriera di autore, regista teatrale e docente universitario, ha frequentato in vario modo Goldoni, sempre con fine interpretazione critica e con esemplari messe in scena, da Una delle ultime sere di carnovale a I rusteghi, da La casa nova a La guerra; nel 1992 ha scritto per il Bicentenario una riduzione dell’Avventuriere onorato, non rappresentata.

Bianca Danna collabora con il Dipartimento di scienze filologiche e letterarie dell’Università di Torino. I suoi studi si sono finora rivolti al Settecento, al secondo Ottocento e al primo Novecento, con particolare interesse per la ricezione dei classici antichi, per la letteratura teatrale e l’odeporica.

Per questa Edizione Nazionale i due curatori hanno già realizzato insieme La guerra.

Autore

Le numerose edizioni settecentesche che s’intersecano l’una con l’altra, la mancanza degli autografi e la vastità dell’impresa di fronte alle cento e più commedie, alle decine di melodrammi giocosi, di drammi per musica e di altri componimenti teatrali, cui si affiancano poesie, prose amplissime di memoria e un cospicuo epistolario, hanno impedito fino ad ora che si affrontasse la questione dell’edizione critica delle opere di Carlo Goldoni. La cultura italiana e internazionale si era rassegnata e accomodata all’ombra della grande, meritoria fatica di Giuseppe Ortolani iniziata nei primi anni del secolo, senza, tuttavia, un chiaro progetto e senza precisi criteri filologici. Alla base di questa edizione nazionale vi è stata una preliminare indagine sulle stampe volute dall’autore dal 1750 agli anni ultimi della sua lunga vita al fine di determinare, opera per opera, i diversi stadi del testo. Da qui la presenza di un ricco apparato di varianti che illustra l’evoluzione della singola opera fino al momento in cui l’autore non impone ad essa una fisionomia definitiva. Consegnati al teatro, i testi, che erano nati per esso, riprenderanno immediatamente il loro cammino nella continua e molteplice dinamica dell’interpretazione che qui viene di volta in volta ricostruita nelle pagine dedicate alla fortuna.