Al seguito dell’armata a cavallo sovietica del generale Budënnyj, che combatte sul fronte polacco nel 1920, Babel’ racconta la sua guerra civile: episodi di terribili massacri, di figli che fucilano i padri controrivoluzionari, di cosacchi che tagliano la testa a vecchi ebrei: lo scontro fra due mondi, uno antico, ricco di cultura e di tradizioni, l’altro che nasce, il mondo della rivoluzione, della violenza, della libertà.
Uno dei libri più belli della letteratura sovietica degli anni venti e l’espressione più autentica della guerra rivoluzionaria, ma anche un libro che irritò profondamente il regime sovietico e che portò nel 1937 all’arresto dell’autore sotto l’accusa di trockismo e alla sua fucilazione in un campo di concentramento.
In appendice, in edizione integrale, il Diario che Babel’ scrive combattendo con i cavalleggeri rossi di Budënnyj, nel quale annota i singoli episodi di una guerra impietosa, le figure storiche di comandanti e commissari politici, gli atti di eroismo e di crudeltà: "Questa non è una rivoluzione marxista ma una insurrezione cosacca, che vuole vincere tutto e non perdere niente".