Carlo Lodoli (1690-1761) è noto soprattutto come grande teorico di unarchitettura razionale e funzionalista in grado di abbandonare canoni e modelli barocchi. Spirito irrequieto e anticonformista, ricordato dal poeta pornografo Giorgio Baffo come il
"filosofo sporco dogni vizio" e il "letterato tanto temerario", fu anche il maestro e leducatore del gruppo di patrizi veneziani maggiormente impegnati nei tentativi di riformare la vecchia repubblica marciana. Dal 1723 al 1741 Lodoli fu uno dei principali responsabili della censura veneta, alla quale prestò la sua opera nellintento di rimodernarne le strutture, finché non venne destituito su pressione di un gruppo di patrizi ostili alla sua politica di apertura. In tale veste fu autore di alcune originali relazioni, risultato dei suoi studi sulla legislazione che regolava la stampa. Nonché dellosservazione delle pratiche ordinarie dei censori e degli espedienti a cui librai e stampatori si affidavano per eludere le norme. In questi scritti, per la prima volta pubblicati, Lodoli traccia un profilo complessivo della censura veneziana e dei suoi rapporti con le autorità ecclesiastiche, sostenendo la necessità per un moderno principe di assumersi lintera responsabilità del controllo sugli scritti che si muovevano nei suoi territori. Il bersaglio principale è la censura religiosa e la meccanica applicazione degli indici romani, nella convinzione che colpire i vincoli ecclesiastici fosse la prima condizione per soddisfare le impellenti necessità di scambio intellettuale del secolo dei Lumi.Mario Infelise insegna allUniversità Ca Foscari di Venezia (Dipartimento di studi storici). Tra i suoi libri Leditoria veneziana nel 700 (Angeli 1989) e I libri proibiti. Da Gutenberg allEncyclopédie (Laterza 1999).