I grandi miti della nostra identità
Esistono figure o temi che periodicamente tornano a riaffiorare nelle pagine dei grandi capolavori letterari arricchendosi ogni volta di nuovi significati, in un continuo gioco tra il rispetto della tradizione e un infinito repertorio di variazioni: Medea, Antigone, Elettra Leggere in successione le più significative versioni di uno stesso mito è un modo insolito e affascinante per capire davvero quelle figure o quei temi che costruiscono la nostra identità culturale. Elettra, la figlia che si erge a vendicatrice del padre Agamennone ucciso dalla moglie Clitennestra e dal suo amante Egisto, e spinge il fratello Oreste a uccidere entrambi, è uno di questi miti. Elettra protagonista lucida e unico motore della storia in Sofocle, Elettra creatura reietta dalla famiglia e dalla società in Euripide, Elettra morbosamente legata da un rapporto perverso con Oreste in Hofmannsthal, Elettra che smaschera tutti i personaggi nella Yourcenar con il colpo di scena da lei creato (Oreste figlio di Egisto). Quattro drammi e una sola Elettra: la figlia che fa uccidere la madre; quattro Elettre e un solo dramma: la madre uccisa dai figli. Un nodo cruciale che si è imposto allimmaginario dellOccidente.
Questa piccola serie nei Grandi classici tascabili dedicata alle variazioni sul mito (Medea, Antigone e ora Elettra e in futuro altre proposte) si è già affermata destando notevole interesse, perché questi miti fanno parte integrante della cultura del lettore occidentale, perché sono utilissimi strumenti di lettura nei corsi universitari, perché consentono un approccio comparato tra diverse letterature, perché sono una lettura affascinante con una chiave del tutto nuova.
GUIDO AVEZZU insegna letteratura greca allUniversità di Verona. Oltre che della tragedia (Il ferimento e il rito, Bari 1988; DIDASKALIAI. Tradizione e interpretazione del dramma attico, Padova 1999), si occupa delloratoria del V-IV secolo: Lisia. Apologia per luccisione di Eratostene. Epitafio (Padova 1985); Lisia. Contro i tiranni (Venezia, Marsilio, 19982).