Alice nel paese delle meraviglie è certo uno dei grandi capolavori del repertorio fiabesco di tutti i tempi; ma è anche molto più di questo. Ha tutte le peripezie, i personaggi, la velocità d'azione della fiaba, di cui conserva l'incanto e la sorpresa, ma vi immette inconsuete profondità di significati, variando continuamente le prospettive e operando vertiginosi, e non del tutto innocenti, giochi tra senso e nonsenso, tra la realtà come crediamo di conoscerla e una nuova realtà che sempre si trasforma. «Wonderland» è il paese delle meraviglie, ma è anche, e fin dall'inizio, il paese delle domande. Tante domande e tanti problemi, e nuove emozioni e paure e scoperte, costituiscono l'avventura di Alice, che, come tutti gli eroi dei miti e delle grandi fiabe, oltrepassa il confine del mondo conosciuto, sprofondando sottoterra all'inseguimento del Coniglio Bianco, e a rischio della propria stessa identità fa l'esperienza di una continua trasformazione di statura, e quindi di punti di vista, in un mondo abitato da animali stizzosi e nevrotici, da gatti che sorridono e sentenziano, da carte da gioco che vivono in un regno svagato e allo stesso tempo crudele. Di episodio in episodio, in una continua metamorfosi, Alice scopre, come in un sogno più vero del vero, quanto sia discutibile, incerta ed evanescente quella realtà stabile, ben regolamentata, decorosa e immobile che le avevano insegnato a scuola (la scuola vittoriana qui così spesso presa in giro). Vivendo la sua favola, crescerà di nuovo, ma non sarà più la stessa. Insieme a lei, i lettori di tutte le età scoprono e riscoprono l'inesauribile mutevolezza delle cose.