Ciclope

Ciclope

a cura di , introduzione di

pp. 192, 3° ed.
978-88-317-8137-4
L’argomento del Ciclope è la più drammatica delle storie narrate da Omero nell’Odissea, la più crudele e dolorosa fra le avventure affrontate da Odisseo. La storia dell’incontro con il gigante Polifemo, la morte dei compagni dell’eroe divorati dal mostro con una progressiva, disumana «selezione», l’audace e astuta impresa dell’accecamento, rivivono sulla scena euripidea in quella sorta di «opera buffa» che è il dramma satiresco, un tipo di composizione unico nel suo genere e di cui il Ciclope è la sola, preziosa testimonianza pervenuta a noi per intero. Un soggetto tragico rivisitato in chiave burlesca, un messaggio morale trasmesso in veste comica, e il ghigno dei Satiri dionisiaci dietro l’ambiziosa parabola del trionfo della ragione umana.

Autore

nasce nel 480 a.C. a Salamina e muore nel 406 in Macedonia, alla corte del re Archelao. Scarse sono le notizie concrete sulla sua vita, molte le leggende fiorite sul suo conto. Poco amato – perché poco capito – dal pubblico contemporaneo, ebbe una grande fortuna postuma e fu il più letto e il più conosciuto dei tre grandi tragici greci nel corso dei secoli. Della sua vasta produzione (gli si attribuiscono una novantina di drammi) sono pervenute a noi diciassette tragedie (Alcesti, Medea, Ippolito, Eraclidi, Supplici, Andromaca, Ecuba, Elettra, Eracle, Ione, Troiane, Ifigenia in Tauride, Elena, Fenicie, Oreste, Ifigenia in Aulide, Baccanti) e un dramma satiresco, il Ciclope. Di incerta attribuzione è il Reso.