Tutto il teatro

<VOLUME IV>
a cura di

pp. 400, rilegato
978-88-317-8171-8

Il teatro italiano adesso? Non vi stupite se io non ne dico un gran bene. Quelli che adesso scrivono di teatro in Italia sono pochi e non hanno una sicura coscienza dell’arte loro, sono irresoluti, procedono a tentoni, ora seguendo la moda del pubblico, ora seguendo la moda letteraria... Io non ammetto in un lavoro teatrale la tesi, ma ammetto uno scopo morale... ma il peggio è nella tesi scientifica, perché lì poi il dramma non serve proprio a nulla. Il verismo a teatro è stato in gran parte una esercitazione vana... Gli attori buoni sono pochissimi; non ve ne ha di mediocri ché la grande turba è pessima. Molti, quando sono stati rifiutati da tutte le professioni, si mettono a fare i comici... In Italia manca un vero centro etnico, e il teatro, che è la riproduzione intensa della vita, è essenzialmente regionale e richiede quindi la forma dialettale... Un’altra ragione di questo mio scrivere in veneziano è tutta sentimentale: per me era doloroso di vedere il teatro veneziano, la tradizione goldoniana nobilissima decadere, come è decaduto il teatro piemontese, napoletano, e alla bella impresa ho dato tutte le mie forze.

Giacinto Gallina, in un’intervista a Ugo Ojetti, Roma, marzo 1895

Giacinto Gallina (Venezia, 1852-1897) è l’ultimo importante autore del teatro veneto, tra i più rappresentativi - e un tempo rappresentati - della drammaturgia italiana del secondo Ottocento, capace di acquistare un’ampia fama sulle scene dell’Italia unita, legando il suo nome alla teatralizzazione di una Venezia minore, crepuscolare e declinante rispetto alla sua antica grandezza. Dopo una prima parziale edizione padovana promossa dall’autore, uscita tra il 1878 e il 1887, la postuma edizione milanese per i tipi di Treves, apparsa negli anni venti del Novecento a cura di Domenico Varagnolo, restava l’unica completa delle sue opere. La presente edizione offre, in quattro volumi, tutti i lavori composti e rappresentati da Gallina tra il 1870 e il 1897 (più l’inedito Pesci fora de aqua, scritto a quattro mani con Riccardo Selvatico, mai prima pubblicato), in un testo attendibile, confrontando le prime edizioni ai numerosi manoscritti autografi, a documentare la laboriosa messa a punto di una scrittura drammatica complessa e stratificata. L’annotazione si avvale anche di un ampio materiale documentario inedito, dai taccuini d’appunti a consistenti testimonianze epistolari.

Piermario Vescovo insegna letteratura teatrale italiana alla Facoltà di lettere dell’Università di Venezia. Nel campo del teatro veneto - che è tra quelli di suo principale interesse - ha pubblicato saggi su Ruzante, Calmo e la commedia plurilinguistica del rinascimento, i pregoldoniani, Goldoni, Gozzi. Ha curato le edizioni critiche annotate di Rodiana e Travaglia di Andrea Calmo e, con la Marsilio, quelle delle Baruffe chiozzotte e dell’Uomo prudente per l’Edizione nazionale delle opere di Carlo Goldoni (del cui Comitato è segretario).