Opera tra le maggiori del teatro goldoniano, la Trilogia della villeggiatura (1761) rappresenta l’esito più compiuto di una tematica più volte esplorata dall’autore e frequente oggetto della satira settecentesca. Le tre commedie che la compongono mettono in scena, con elaborata struttura narrativa, le circoscritte peripezie di un gruppo di borghesi, dapprima «smaniosi» di andare in villeggiatura, quindi travolti loro malgrado da derive sentimentali e difficoltà finanziarie, costretti infine a un mesto ritorno in città. Sotto il velo trasparente di un’ambientazione toscana Goldoni colpisce, al solito, un costume assai più veneziano, se il puntiglio dei mercanti livornesi di «figurare nel mondo» appartiene a maggior ragione ai veneziani, da sempre attirati dagli ameni paesaggi fluviali di terraferma. Quello che era un costume nobiliare, motivato innanzitutto dalla gestione di vasti fondi rurali, ha finito per diventare una deleteria forma di «fanatismo» per i membri di strati sociali agiati ma di rango inferiore. Pertanto, i giovani protagonisti di queste commedie, una volta assaporata la libertà della campagna, sperimenteranno a caro prezzo le tentazioni e le insidie dell’eros contro la logica contrattuale che regola fidanzamenti e matrimoni.