Chi ha idee e storie inedite da raccontare? "La gente comune", è la risposta di Stefano Lorenzetto, che cinque anni fa ha inaugurato sul quotidiano per cui lavora una galleria di ritratti settimanali di un’intera pagina, presto divenuta un genere giornalistico. "Tipi italiani", li ha chiamati: nelle loro vite trovano infatti compendio i migliori pregi e i peggiori difetti nazionali. Lorenzetto ha incontrato sconosciuti di fama (la pronipote di Garibaldi e il Divino Otelma), chi la celebrità l’ha sfiorata (il cameriere di Hitler e la bambinaia di Fermi) e chi invece non se n’è mai preoccupato, essendo troppo impegnato a vivere, come Shlomo Venezia, l’ultimo dei Sonderkommando di Auschwitz. A ciascuno l’intervistatore ha saputo dedicare l’identica attenzione, l’identica umanità. Di ciascuno ha saputo scandagliare l’apparenza esteriore e la più riposta interiorità, convinto com’è che niente, al mondo, equivalga alla meraviglia e al mistero di quella che lui stesso definisce "la "cosa" uomo". A Lorenzetto non interessano gli italiani famosi, perché ritiene che il metodo del successo consista in larga misura nel sollevamento della polvere. Eppure queste venticinque storie di gente normale ci appaiono tutte, per un motivo o per l’altro, fuori dall’ordinario.
Stefano Lorenzetto è stato vicedirettore vicario del "Giornale", del quale è oggi editorialista. Scrive anche per "Panorama" e altre testate. Ha pubblicato con Marsilio Dimenticati (Premio Estense) e Italiani per bene (tre edizioni). Come autore televisivo, ha firmato Internet café per Rai Educational. Ha vinto il Premio Saint-Vincent di giornalismo.