La morte di Eracle (Trachinie)

La morte di Eracle (Trachinie)

a cura di
978-88-317-8508-2

Sofocle nasce nel 497-96 a.C. a Colono, nei pressi di Atene, e muore nel 406. Legato alla storia della città - allora al suo apogeo - anche da impegni di carattere politico (fu stratego insieme a Pericle durante la guerra di Samo), il suo nome si colloca idealmente al centro della grande triade dei tragici ateniesi, fra Eschilo ed Euripide. A lui si devono alcune innovazioni drammaturgiche, come l’utilizzo sistematico del terzo attore e l’aumento del numero dei componenti del coro. Amato dal pubblico, celebrato in numerose vittorie e ricordato da morto con l’istituzione di un culto, dei moltissimi drammi da lui composti si sono conservati solo sette titoli (Aiace, Elettra, Edipo Re, Antigone, Trachinie, Filottete, Edipo a Colono), insieme a un frammentario dramma satiresco (I segugi).

Nelle Trachinie Sofocle porta in scena l’ultimo atto della vita di una coppia mitica: Eracle, l’eroe greco per eccellenza, e Deianira. Tradita e disposta a tutto pur di recuperare a sé lamore dello sposo (invaghitosi della giovane Iole), questa donna - il cui conflitto interiore è dipinto con splendidi giochi chiaroscurali - non esita a ricorrere a un antico dono (la camicia offertale da un mostro, il centauro Nesso) credendolo un filtro d’amore. Le potenze evocate dall’universo della magia stringono il cerchio della sorte attorno alla coppia, annullando il futuro di entrambi e fissandoli al loro fiabesco passato. Alla disperazione di Deianira si associa così la tragedia di Eracle, consumato dalla potenza del veleno di cui la camicia è intrisa. Dopo che un mondo di affetti si è frantumato - Deianira si uccide -, al centro della scena appare un Eracle sofferente e violento, lontano dall’immagine stereotipata di eroe civilizzatore che la tradizione ci ha trasmesso. E Sofocle sceglie in un cupo finale di impegnare l’eroe nell’impresa più ardua: affrontare senza lacrime e con supremo coraggio l’ultima delle sue fatiche, la morte.

Andrea Rodighiero lavora presso il Dipartimento di scienze dell’antichità dell’Università di Padova. Per Marsilio ha pubblicato una versione commentata dell’Edipo a Colono di Sofocle (1998, Premio Monselice per la traduzione letteraria 1999) e tradotto l’Antigone di Jean Anouilh (2000). Del 2000 è un volume su Sofocle: La parola, la morte, l’eroe. Aspetti di poetica sofoclea (Padova, Imprimitur), e del 2002 una breve introduzione al Teatro (Milano, La Spiga). Oltre che di tragedia si è occupato di storia della tradizione classica, e sempre per Marsilio, in collaborazione con M.G. Ciani, ha curato il volume Orfeo. Variazioni sul mito (2004).

 

Autore

nasce nel 497-496 a.C. a Colono, nei pressi di Atene, e muore nel 406. Legato alla storia della città – allora al suo apogeo – anche da impegni di carattere politico (fu stratego insieme a Pericle durante la guerra di Samo), il suo nome si colloca idealmente al centro della grande triade dei tragici ateniesi, fra Eschilo ed Euripide. A lui si devono alcune innovazioni drammaturgiche, come l’utilizzo sistematico del terzo attore e l’aumento del numero dei componenti del coro. Amato dal pubblico, celebrato in numerose vittorie e ricordato da morto con l’istituzione di un culto, dei moltissimi drammi da lui composti si sono conservati solo sette titoli (Aiace, Trachinie, Antigone, Elettra, Edipo re, Filottete, Edipo a Colono), insieme a un frammentario dramma satiresco (I segugi).