Riscrittura di uno scenario composto per i comici parigini del Théâtre Italien, la commedia Gli amanti timidi, che appartiene allultima fase creativa dello scrittore, riporta in scena come protagonista Arlecchino. Goldoni annoda lintreccio intorno a oggetti tipici della tradizione dellArte, reinterpretandone però la funzione, fino a farne oggetti-metafora. Così, il ritratto di Arlecchino ha, negli Amanti timidi, una funzione drammaturgica nel suo essere motore dellazione, ma, in quanto pegno damore, è altresì pretesto e strumento di uno scavo psicologico che indaga la relazione damore. Oggetto artistico, esso consente allautore di inserire nella commedia una discussione sulla ritrattistica che si apre a una lettura metateatrale. Il ritratto possiede una valenza magica, di oggetto fatato che pare dotato del potere di mutare natura: con la sorpresa che crea a ogni suo mostrarsi diverso da quel che ci si aspetta che sia, il ritratto diviene metafora del dubbio gnoseologico. A torto giudicata leggera e farsesca, lultima commedia goldoniana sullamore mostra come la "verità" vada cercata al di là delle false evidenze e delle parole che si rivelano inadatte a comunicare i sentimenti.
Paola Ranzini insegna letteratura italiana e storia del teatro italiano presso il Dipartimento di italianistica dellUniversità di Avignone. Ha pubblicato, in rivista e in volume, studi sulla letteratura e sul teatro dal Settecento al Novecento. Nellambito di questa Edizione Nazionale ha curato Il ventaglio.
Le numerose edizioni settecentesche che sintersecano luna con laltra, la mancanza degli autografi e la vastità dellimpresa di fronte alle cento e più commedie, alle decine di melodrammi giocosi, di drammi per musica e di altri componimenti teatrali, cui si affiancano poesie, prose amplissime di memoria e un cospicuo epistolario, hanno impedito fino ad ora che si affrontasse la questione delledizione critica delle opere di Carlo Goldoni. La cultura italiana e internazionale si era rassegnata e accomodata allombra della grande, meritoria fatica di Giuseppe Ortolani iniziata nei primi anni del secolo, senza, tuttavia, un chiaro progetto e senza precisi criteri filologici.Alla base di questa edizione nazionale vi è stata una preliminare indagine sulle stampe volute dallautore dal 1750 agli anni ultimi della sua lunga vita al fine di determinare, opera per opera, i diversi stadi del testo. Da qui la presenza di un ricco apparato di varianti che illustra levoluzione della singola opera fino al momento in cui lautore non impone ad essa una fisionomia definitiva. Consegnati al teatro, i testi, che erano nati per esso, riprenderanno immediatamente il loro cammino nella continua e molteplice dinamica dellinterpretazione che qui viene di volta in volta ricostruita nelle pagine dedicate alla fortuna.