Il mito della sposa che sceglie di morire al posto del marito proviene da un antichissimo motivo folclorico, diffuso dall'Europa settentrionale fino all'India. La tragedia di Euripide è la prima versione letteraria a noi nota della favola, e costituisce la pietra di paragone con cui si sono confrontati nei secoli poeti e scrittori fino all'età moderna. Nel passaggio dalla favola al dramma la vicenda subisce una profonda metamorfosi, e inevitabilmente suscita riflessioni sull'amore coniugale, sul rapporto tra genitori e figli, sul valore del sacrificio e infine, in termini più lati, sulla vita e sulla morte. Questi temi saranno ripresi, in modi e stili e con soluzioni diverse, dagli autori moderni: Wieland esalta il rapporto d'amore fra i due sposi, mentre Yourcenar mette in luce le incomprensioni e i rancori che spesso accompagnano i sacrifici estremi. Rilke recupera l'unità temporale della favola antica e compendia la vicenda in un'unica, grandiosa scena di nozze. Infine Giovanni Raboni, che colloca la storia nel tempo presente, in un'età contrassegnata dall'intolleranza politica, restituisce ad Alcesti, dopo secoli di affabulazioni, l'antico fascino della leggenda e conserva l'irrisolto dilemma del finale euripideo: Alcesti ritorna silenziosa, muta, ignota. Sola con se stessa, il suo amore, la sua scelta, il suo sacrificio.