Meucci è il geniale ideatore del telefono che non riuscì a trarre alcun beneficio dalla sua invenzione. A più di un secolo di distanza, si può dire che la sindrome di Meucci abbia colpito l’Italia intera. Mentre tutto il mondo scopre l’importanza della qualità di vita e della dimensione estetica, mentre i grigi computer si trasformano in fiammeggianti oggetti di design, mentre perfino gli inglesi imparano a mangiar bene, da noi si parla di declino irreversibile.
Nel nuovo capitalismo culturale, sostiene l’autore, gli italiani dovrebbero muoversi con la sicurezza di tanti piccoli Scarface, anziché arrovellarsi in una crisi che è prima di tutto psicologica e culturale.
Con questa analisi originale e impietosa, Giuliano da Empoli ci guida al cuore del paradosso italiano e tenta, soprattutto, di indicare alcune vie d’uscita.
Giuliano da Empoli (Parigi, 1973) ha fondato e dirige "Zero", nuova rivista di dibattito politico e culturale. Collabora come editorialista con "Il Sole 24 Ore". Con Marsilio ha pubblicato Un grande futuro dietro di noi (1996), La guerra del talento (2000), Overdose (2002) e, da ultimo, Fuori controllo (2005), vincitore del premio Capalbio e tradotto in diverse lingue.