Certi Ebrei sono malvagi, ma i Cristiani, tutti
Nella Malta crocevia del Mediterraneo, cristiani, ebrei e musulmani costruiscono e disfano alleanze e inimicizie a suon di soldi, tradimenti e intrighi senza scrupoli. In questo mondo corrotto di mercanti e di pregiudizi e di bieche intolleranze, si staglia la figura dell’ebreo Barabba, che rifiuta la conversione e l’obolo alla causa dei governanti cristiani e quindi, spogliato di ogni bene, inizia una grottescacarriera di geniale «serial killer» segnata da omicidi e stragi, fino a quando, per l’ennesimo rovesciamento di alleanze, verrà precipitato in un calderone rovente.
In una tragica farsa in cui riecheggiano mirabilmente temi e linguaggi della nostra contemporaneità - la rapacità mercantile, lo scontro etnico e religioso, il black humour - Marlowe pratica una dolorosa generalizzazione, per cui il peggio di un uomo rimanda al peggio dell’intera umanità. Barabba, benché unico nella sua farsesca ricerca del male, non è solo, ma è il diverso che rivela le medesime fattezze di chi lo osserva.
L’Ebreo di Malta è uno dei primi testi in cui la coscienza europea moderna si è rispecchiata nei suoi lati più oscuri e inconfessati. Pregiudizio e antisemitismo, colonialismo e intolleranza etnica, manipolazione di paure e diffidenze, esagerazione degli stereotipi culturali: su queste contrattazioni umane Marlowe getta il suo sguardo estremo e spietato, con la crudeltà propria della verità ad ogni costo.
Rocco Coronato è ricercatore di letteratura inglese presso la Facoltà di lettere dell’Università di Siena.
Al periodo elisabettiano ha dedicato le monografie Shakespeare’s Neighbors: Theory Matters in the Bard and His Contemporaries (University Press of America, 2001) e Jonson Versus Bakhtin: Carnival and the Grotesque (Rodopi, 2003). Si occupa inoltre di narrativa settecentesca e contemporanea e di musica pop-rock.
Christopher Marlowe (1564-1593) fu, fino alla sua prematura e sospetta morte in una taverna, l’autore teatrale più importante dell’epoca elisabettiana prima di Shakespeare, rappresentandone la sintesi più alta fra la cultura classica, la letteratura europea e il nascente teatro pubblico inglese. Divenne famoso, oltre che per le poesie e i suoi volgarizzamenti dal latino e per il fascino luciferino della figura misteriosa, per le opere teatrali, tutte rappresentate con grande successo fra il 1589 e il 1593, dedicate ad eroi titanici dell’eccesso e dell’ambizione (L’Ebreo di Malta, Tamerlano, Dottor Faustus), e per le provocatorie opere storiche legate alla contemporaneità (Il massacro di Parigi) e alla storia inglese (Edoardo II).