«Ma già la chiarezza delle idee, la semplicità dei sentimenti, e la verità della storia mi saranno scusa e più ancora supplemento alla mancanza di retorica: la simpatia de’ buoni lettori mi terrà vece di gloria». Ippolito Nievo
Ippolito Nievo nacque a Padova il 30 novembre 1831, morì la notte fra il 3 e il 4 marzo 1861, nel naufragio del vapore «Ercole», sulla rotta Palermo-Napoli. Visse fino ai vent’anni tra il Veneto, la Lombardia e il Friuli. L’ultimo dei tre decenni che gli toccarono in sorte - oltre alla sua partecipazione alle imprese garibaldine dei Cacciatori delle Alpi e poi dei Mille - risulta straordinariamente ricco di scrittura: poesie, collaborazioni giornalistiche, cronache di costume, drammi, commedie, tragedie, saggi letterari e politici, racconti e romanzi, fino alla grande epopea progettuale - di una vita e di una nazione - de Le confessioni di un italiano, a compendiare e immaginare nello spazio di una lunga esistenza romanzesca l’esemplare di innumerevoli sorti individuali.
Alla cultura italiana manca ancora una raccolta completa delle sue opere. L’edizione nazionale torna a progettare quest’impresa, dopo la mancata realizzazione di due iniziative negli anni cinquanta-sessanta e settanta-ottanta dello scorso secolo. La forma scelta non è quella monumentale di grossi tomi disposti cronologicamente o tematicamente, ma quella, agile, della collezione che presenti - nel testo critico e col corredo di un commento - le singole opere e le raccolte nella loro originale individualità.
Il 1855 è un anno denso di impegni letterari per Ippolito Nievo, che nel giro di pochi mesi scrive articoli per riviste, novelle, versi, testi teatrali e due romanzi: Il Conte pecorajo e Angelo di bontà. Angelo di bontà, secondo in quanto a stesura, è il primo romanzo edito di Nievo, poiché il testo, scritto e ricopiato in bella tra il giugno e l’agosto di questo stesso anno, si presenta subito all’autore in una forma più compiuta e autonoma, anche dal magistero manzoniano, imprescindibile per gli scrittori italiani di metà Ottocento. Con Angelo di bontà Nievo riesce ad affrancare il genere del romanzo storico dal modello altissimo rappresentato dai Promessi Sposi, in quanto la rielaborazione anche molto libera cui sottopone il dato storiografico non ne tradisce la verità storica, ma caso mai sposta la sua verifica sul piano del divenire storico della Repubblica di Venezia. A Venezia nel 1749, infatti, è ambientato il romanzo, che ha per protagonista principale l’Inquisitor Formiani, deus ex machina della vita politica veneziana; attorno a lui si muovono la giovane moglie Morosina, il cavalier Celio Terni, il nodaro Chirichillo, e poi i nobili della Dominante e della provincia, i montanari del Mantello, i gondolieri, i maestri di casa, le monache Serafine, le goldoniane servette di casa Formiani…
Il volume propone il testo di Angelo di bontà secondo l’editio princeps del 1856; un volume successivo offrirà il testo conservato da un autografo nieviano, recante una redazione anteriore a quella definitiva.
Alessandra Zangrandi, dottore di ricerca in filologia romanza e italiana, insegna lettere al liceo a Verona. Ha scritto saggi sullo stile delle prose di Sbarbaro, sul Marco Visconti e sulla Fuggitiva di Grossi, sull’endecasillabo sciolto nella tragedia italiana, e ha dedicato un volume alla lingua e alle tecniche narrative del romanzo storico italiano (Lingua e racconto nel romanzo storico italiano, Padova, Esedra, 2002).