Romeo e Giulietta
l nome delle casate nemiche - i Capuleti, i Montecchi - risuona per la prima volta nei versi di Dante (Purgatorio VI, 105). Ma è solo con la novella di Luigi Da Porto che su questi due nomi si innesta la vicenda tragica destinata a trasformarsi in mito: l’odio dei padri si incrocia in modo funesto con l’amore che nasce tra i figli e, complici avverse stelle, porta a morte e rovina.
Dopo Da Porto, i due amanti veronesi si ripresentano più volte nell’immaginario, in tempi e luoghi assai diversi. Ma in queste loro epifanie e metamorfosi, a sorreggerli è soprattutto l’intransigenza della
passione, la risolutezza nell’affrontare la morte. Non le parole. Le parole iniziano con Shakespeare, con Shakespeare si entra nel mondo della poesia.
E come i due giovani vengono strappati alla realtà e proiettati in un mondo “altro”, di incanto e d’amore, così il lettore viene trascinato dall’energia dislocante della parola poetica e sente crescere nel profondo del cuore i sentimenti e l’emozione.
Anche gli innocenti innamorati della novella di Gottfried Keller soccomberanno allo scontro fra mondi diversi. Ma per il Romeo e la Giulietta di paese, simili in questo più alle anonime vittime della storia che agli eroi shakespeariani, non vi sarà assoluzione, non vi sarà riscatto. Le aporie non saranno ricomposte e sulla memoria del loro sacrificio continuerà a pesare solamente la condanna dei padri.

Anna Rosa Azzone Zweifel è docente di letteratura tedesca presso la Facoltà di lettere e filosofia dell’Università di Padova. Per Marsilio ha tradotto Romeo e Giulietta nel villaggio e Sette leggende di Gottfried Keller.
Si occupa attualmente di letteratura svizzera di lingua tedesca, in particolare di poesia del Novecento.

Autori

 nasce a Stratford-upon-Avon nel 1564. Ben poche notizie abbiamo sulla sua vita, soprattutto per il periodo precedente il trasferimento a Londra; ma si può arguire che all’inizio degli anni novanta fosse già discretamente affermato come rifacitore o autore di copioni e come attore: risale infatti agli ultimi anni del secolo la messa in scena dei «drammi storici» (Enrico VI, Riccardo III, Riccardo II, Enrico IV, Enrico V, Re Giovanni), di molte commedie e di capolavori quali Romeo e Giulietta o Sogno di una notte di mezza estate. Con l’avvento di Giacomo i, nel 1603, la compagnia teatrale di Shakespeare si denominerà come quella dei «King’s Men», producendo le tragedie maggiori (Amleto, Otello, Re Lear, Macbeth, Antonio e Cleopatra). Nell’ultima fase Shakespeare si dedica al dramma romanzesco, e con La tempesta (1611), in cui si adombra il congedo dalle scene, conclude la sua carriera, ritirandosi ormai ricco e famoso a Stratford, dove muore nell’aprile del 1616.