“Piacciavi, Lettori umanissimi, di accompagnarmi ancora pazientemente per quella via, che mi ha condotto al Teatro. Il viaggio non sarà lungo”
Le numerose edizioni settecentesche che s’intersecano l’una con l’altra, la mancanza degli autografi e la vastità dell’impresa di fronte alle cento e più commedie, alle decine di melodrammi giocosi, di drammi per musica e di altri componimenti teatrali, cui si affiancano poesie, prose amplissime di memoria e un cospicuo epistolario, hanno impedito fino ad ora che si affrontasse la questione dell’edizione critica delle opere di Carlo Goldoni. La cultura italiana e internazionale si era rassegnata e accomodata all’ombra della grande, meritoria fatica di Giuseppe Ortolani iniziata nei primi anni del secolo, senza, tuttavia, un chiaro progetto e senza precisi criteri filologici. Alla base di questa edizione nazionale vi è stata una preliminare indagine sulle stampe volute dall’autore dal 1750 agli anni ultimi della sua lunga vita al fine di determinare, opera per opera, i diversi stadi del testo. Da qui la presenza di un ricco apparato di varianti che illustra l’evoluzione della singola opera fino al momento in cui l’autore non impone ad essa una fisionomia definitiva. Consegnati al teatro, i testi, che erano nati per esso, riprenderanno immediatamente il loro cammino nella continua e molteplice dinamica dell’interpretazione che qui viene di volta in volta ricostruita nelle pagine dedicate alla fortuna. Mentre Carlo Gozzi e gli Accademici Granelleschi lo attaccavano, Goldoni non si avvilì. Alle Fiabe teatrali e alle poesie satiriche rispose con un’edizione delle sue opere all’altezza dei libri stampati «in Francia, in Inghilterra, in Olanda, e in varie parti d’Europa». Secondo il progetto iniziale, circa cinquanta volumi avrebbero dovuto raccogliere l’intero corpus dell’autore veneziano, ma il piano, annunciato con tanta precisione di dettagli, anche a causa del trasferimento di Goldoni a Parigi, andò avanti con difficoltà e si arrestò al diciassettesimo tomo. Dal 1750, anno della celebre Prefazione al primo volume pubblicato con Bettinelli, Goldoni aveva dato sparse notizie di sé con dediche e con premesse alle commedie; con la Pasquali decise di narrare più ordinatamente la propria vita per far sapere al suo pubblico «per quante strade diverse» la sua «stella» lo aveva condotto alla scena e alla realizzazione di un teatro nuovo. Per appagare il gusto dei lettori più esigenti, allora intrecciò diversi codici comunicativi. Attraverso commedie, prosa autobiografica e incisioni, egli interpretò più ruoli, rivestì la parte di autore e di attore, di interprete del personalissimo teatro della propria vita di cui, mediante lo specchio della pagina, si faceva anche spettatore. Le Memorie italiane, così si intitolano per tradizione le Prefazioni Pasquali, sono ora riproposte nella loro complessità di lettura; di esse, anche attraverso il commento, è messo in rilievo il rapporto tra pagina scritta e immagine che, insieme con «l’andamento dialogante» della prosa, costituisce la loro cifra più originale e moderna.