Libri e ancora libri. Ma che ci stanno a fare in così gran quantità, addirittura incombenti e invasivi, citati, inscritti, raffigurati o immaginati quasi ad ogni angolo dei testi letterari? Eccoli saltare fuori in ogni dove, singoli e soli ma anche rilegati assieme in connubi provocatori o improbabili, a risme, collocati in ordine alfabetico su appositi scaffali o ammonticchiati in cataste informi; e daccapo… libri polverosi o forbiti, consunti o intatti, dozzinali o preziosi, via via offesi e prediletti, nascosti ed esibiti, dimenticati e ritrovati. Il volume intende interrogare una ricorrenza tanto sospetta mediante gli strumenti offerti dalla critica tematica, dall’ermeneutica e dalla comparatistica leggendo in particolare prove di Tarchetti, d’Annunzio, Pirandello, Tozzi e Buzzati, ma cercando anche di rintracciare in un campo letterario più vasto, che va da Cervantes a Manzoni, da Chamisso a Tieck,
da Flaubert a Huysmans, da Kafka a Borges, da Bradbury a Hrabal, da Canetti a DeLillo le possibili ragioni di una dovizia talmente significativa da rappresentare per l’interprete una miniera esplorata solo in minima parte.