Il centrosinistra è senza leader. Da quindici anni finge di volerlo, ma fa di tutto per non trovarlo. O meglio per reclutarne solo il fantasma provvisorio, in grado di garantire con la sua debolezza i sogni di gloria e il potere degli ex capi e degli aspiranti tali. Dall’altra parte, a destra, l’Unto, Silvio Berlusconi, brandisce tutta intera quella leadership che il centrosinistra, a forza di spartire e dissimulare, non conosce più. La questione del leader è diventata la malattia autoimmune che corrode il centrosinistra, facendogli perdere consenso e contatto con l’elettorato. Alessandra Sardoni spiega il dramma del Partito democratico attraverso le parabole dei vari leader provvisori. Costruiti o ingaggiati, allenati o “dopati”, e poi inevitabilmente decapitati, ma sempre pronti a risuscitare. Occhetto, il primo e l’unico “congedato”; Prodi, il leader senza partito; D’Alema, l’eterno demiurgo; Cofferati, il sindacalista che si è lasciato fermare; Francesco Rutelli, prestatosi a una sconfitta sicura in cambio di una quota nel nascente Pd; Walter Veltroni, il sindaco barocco della politica bella, che voleva meravigliare tutti con un miracolo che non c’è stato.
«La politica è uno stupendo gioco di simulazione... Se uno dice con chiarezza quello che vuole ha la garanzia che il suo obiettivo rimanga segreto» Massimo D'Alema