La leggenda narra che Filottete, nobile principe di Tessaglia, alleato degli Achei nella guerra contro Troia, fu da essi abbandonato nella deserta isola di Lemno a causa di una ferita fetida e incurabile. Ma poiché possedeva l'arco sacro di Eracle senza il quale la città, secondo antica profezia, non sarebbe mai caduta, i compagni che l'avevano tradito tornarono a Lemno per riprendere l'arco a qualsiasi costo. Sofocle porta la vicenda sulla scena attica ponendo l'eroe al centro di un sofferto dilemma tra il desiderio di vendetta e l'interesse della comunità achea a cui aveva legato il suo onore di guerriero. Ed è in nome di questo onore e di un dovere che supera le esigenze private e individuali che Filottete decide alla fine di riprendere la via di Troia per consentire ai Greci di portare a termine l'annosa guerra. Nel corso dei secoli, l'attenzione degli autori che riprenderanno questo mito sarà ristretta piuttosto al dramma personale. Fénelon nel Sette-cento e Gide agli inizi del Novecento approfondiranno, con mezzi diversi, il lato umano, l'io ferito di questo patetico e misterioso eroe che Heiner Müller, portando agli estremi le conseguenze dell'oltraggio subito e della pena, trasforma addirittura in un essere «inumano»: un mostro divorato dall'esasperazione e dall'odio, che finisce per soccombere alla violenza dei suoi stessi sentimenti.
ANDREA ALESSANDRI è dottore di ricerca in storia delle religioni presso l'Università di Roma «Tor Vergata». I suoi lavori hanno per oggetto, oltre ai miti classici, le opere di Ernesto De Martino e di Angelo Brelich.
MARCELLO MASSENZIO è professore ordinario di storia delle religioni presso la Facoltà di lettere e filosofia dell'Università di Roma «Tor Vergata». È autore di numerosi saggi, tra i quali il recente La passione secondo l'ebreo errante (Quodlibet 2007).