È dall'inizio del nuovo millennio che il cinema d'autore israeliano ha cominciato a trovare un posto fisso, oltre la figura pionieristica di Amos Gitai, nell'ambito dei maggiori festival internazionali, divenendo artefice, come già era accaduto con la letteratura, di un importante dibattito politico-culturale sui principali problemi del paese, a partire dalla drammatica questione palestinese. Film come Yossi e Jagger o Camminando sull'acqua di Eytan Fox, Or/Mon Tresor di Keren Yedaya, To Take a Wife di Ronit e Shlomi Elkabetz, Meduse di Etgar Keret e Shira Geffen, Beaufort di Joseph Cedar, La banda di Eran Kolirin, Qualcuno con cui correre di Oded Davidoff e soprattutto Valzer con Bashir di Ari Folman, tanto per citare i titoli più noti, hanno ottenuto prestigiosi riconoscimenti internazionali e/o una discreta distribuzione in Italia e nei paesi europei. Con il presente volume, il primo sull'argomento pubblicato nel nostro paese, si vuole analizzare a tutto campo il fenomeno di una cinematografia che, pur avendo a disposizione modeste risorse economiche, è stata in grado, in meno di un decennio, di dar vita a un significativo cinema d'autore dalle precise caratteristiche critico-innovative. Il tutto ritraendo le tematiche che attraversano, spesso in modo drammatico, l'odierna società d'Israele: il problema del conflitto con il mondo arabo/palestinese, i temi della violenza e della guerra, la sfera della sessualità e la condizione della donna, i rapporti tra religione e laicità dello Stato o la relazione tra società israeliana e Shoah.