Poesie per Emma

Poesie per Emma

a cura di

pp. 208, 1° ed.
978-88-317-9991-1
Emma Lavinia Gifford e Thomas Hardy: un incontro folgorante, un grande amore e poi un matrimonio lungo e infelice, che si logora lentamente in un grumo velenoso di incomprensioni e rancori. Ma quando Emma nel 1912 improvvisamente muore ha luogo un mutamento prodigioso, e Hardy viene travolto da un fiotto poderoso di ispirazione poetica, in cui il suo grande romantico amore giovanile diviene l'unica viva realtà. Scrive più di cento poesie tormentate e struggenti, cariche di rimorso e rimpianto per ciò che aveva perso, ma piene di luce e di emozioni che il vecchio poeta va ricercando e ritrovando. E soprattutto, poesie tra le più perfette della sua produzione: apparentemente semplici, nella grandissima varietà di forme metriche e strofiche, creano ritmi organici in cui la lingua e l'esperienza quotidiana si bilanciano con il termine prezioso e l'immagine letteraria. Con queste poesie, ha scritto Brodskij, il vecchio Hardy «ridefinisce il genere dell'elegia funebre e insieme quello della poesia d'amore». E per Montale esse sono «una delle vette della poesia moderna, e non di quella poesia vittoriana alla quale si sarebbe tentati di ascrivere un poeta già operante nel 1870».

Autore

Figlio di un piccolo imprenditore edile di campagna, (1840-1928) è notissimo per alcuni suoi grandi romanzi (Via dalla pazza folla del 1874, Tess dei d’Urberville del ’91, Jude l’oscuro del ’95). Meno noto, soprattutto in Italia, il fatto che sia stato anche uno dei massimi poeti del Novecento inglese. Dopo le accuse di empietà e oscenità che accolsero la pubblicazione di Jude egli cessò infatti di scrivere romanzi, e tornò a dedicarsi soltanto a quella poesia che era stata il suo primo interesse, poi trascurato a vantaggio della narrativa per motivi economici. Più amata dai poeti che dai critici, la sua poesia riesce ad essere “moderna” senza tuttavia aderire alla rivoluzione “modernista”. Dei suoi Collected Poems Philip Larkin, nel 1966, ebbe a dire che sono «di gran lunga il miglior corpus poetico che questo secolo sia stato finora in grado di esibire».