Marlene Dumas. Open-end

Marlene Dumas. Open-end

a cura di , con la collaborazione di

pp.256, 1° ed.
979-12-5463-009-9

«Nessuna neutralità. Uso qualsiasi trucco che possa attirare l’attenzione: gli occhi che ti guardano direttamente, zone sessuali esposte o deliberatamente coperte. La forza di attrazione primitiva che nasce dal riconoscimento, l’immagine che si prostituisce. Ti trovi obbligato a dire sì o no» Marlene Dumas

Considerata una delle artiste più influenti nel panorama contemporaneo, Marlene Dumas nasce nel 1953 a Cape Town, dove cresce e studia Belle Arti durante il brutale regime dell’apartheid. Nel 1976 si trasferisce in Europa per proseguire i suoi studi e si stabilisce ad Amsterdam, dove ancora oggi vive e lavora. Se nei primi anni della sua carriera è conosciuta per i suoi collage e testi, Dumas oggi lavora principalmente con olio su tela e inchiostro su carta. La maggior parte della sua produzione è costituita da ritratti che rappresentano la sofferenza, l’estasi, la paura, la disperazione, ma che spesso sono anche un commento sull’atto stesso di dipingere. Un momento cruciale del lavoro di Dumas è l’uso delle immagini dalle quali trae ispirazione, provenienti da giornali, riviste, fotogrammi cinematografici o polaroid scattate personalmente. L’amore e la morte, le questioni di genere, i temi razziali, l’innocenza e la colpa, la violenza e la tenerezza: sono questi alcuni dei temi del suo lavoro, in cui la sfera intima si combina con questioni sociopolitiche, fatti di cronaca o grandi temi della storia dell’arte.

Il volume che accompagna la mostra a Palazzo Grassi, disegnato da Roger Willems di Roma Publications in sinergia con l’artista, raccoglie i testi critici di Caroline Bourgeois, Élisabeth Lebovici e Ulrich Loock, oltre a tutte le immagini delle opere esposte e a brani scritti dalla stessa Dumas.