Il trauma del fuoco

Il trauma del fuoco

Vita e morte nell'opera di Claudio Parmiggiani

pp. 160, 1° ed.
9791254630822
È possibile rendere sensibile l’invisibile, dare un volto all’inesprimibile, rappresentare l’assoluto? Nel riflettere sulla scommessa alla base della grande arte di tutti i tempi, Massimo Recalcati dialoga con la poetica di Claudio Parmiggiani, uno dei protagonisti italiani dell’avanguardia internazionale, ed esplora i temi inattuali e controcorrente della sua produzione – il rapporto fra trascendenza e immanenza e fra luce e ombra, l’attrito fra significanti e significati, il potere dirompente del fuoco, il residuo che «non cade nel nulla». Recalcati analizza la ferita ospitata e accolta in ogni opera: «ogni atto creativo – osserva – non può che generarsi se non da un fondo inconscio che implica, come tale, l’azione della ripetizione. La creazione sublimatoria non può, dunque, emancipare il soggetto – né la sua opera – da questo fondo. Piuttosto ha la possibilità di dispiegarlo in una forma nuova. Sicché la creazione non è l’anti-ripetizione, ma una piega della ripetizione, ovvero un suo rinnovamento singolare».
Intrecciando un fruttuoso dialogo con gli spunti offerti da Parmiggiani, artista del nascondimento e della sottrazione, per il quale «iniziare a parlare del proprio lavoro significa cominciare a tacere perché l’opera è un’iniziazione al silenzio», Recalcati intesse una trama più ampia, che attraverso Eraclito, Platone, Freud, Kandinsky, Lacan, Derrida, Fachinelli, si rivela un prezioso saggio sull’esistenza umana, sulla compresenza ontologica di vita e morte, vero e falso, luce e ombra, presenza e assenza.
In un’epoca segnata dal predominio dell’effimero e dell’esibizionismo narcisistico, fare arte implica scegliere la ritrazione, l’allontanamento, l’oblio. Preservando così lo spazio della preghiera, della poesia, dell’invocazione rivolta all’Altro. La cifra più profonda delle creazioni di Parmiggiani è mettere al riparo la forza evocativa dell’opera d’arte, la sua potenza enigmatica che resiste a ogni tentativo di svelarla e custodisce il mistero inaccessibile del reale.«Sottrarre, nascondere, custodire – insiste Recalcati – piuttosto che mostrare, manifestare, esibire. Il frastuono del mondo si spegne, il registro della semplice comunicazione viene dissestato, l’inflazione tautologica delle immagini sospesa. Cosa resta? Niente, cioè tutto».

Autore

 è tra gli psicoanalisti più noti in Italia. Le sue numerose opere sono tradotte in diverse lingue. Ha insegnato Psicologia dell’arte nell’Università di Bergamo dal 2004 al 2009. Sui temi dell’arte ha pubblicato: Il miracolo della forma. Per un’estetica psicoanalitica (2007), Melanconia e creazione in Vincent Van Gogh (2014), Il mistero delle cose. Nove ritratti di artisti (2016), Alberto Burri. Il Grande Cretto di Gibellina (2018, con fotografie di Aurelio Amendola).